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8 – i vostri contatti, la vostra forza – parte 1

scusate innanzitutto, mi sono un po’ perso per strada… riprendiamo il filo del discorso.
nel precedente articolo, risalente a circa 2 mesi fa, vi chiedevo di cambiare mentalità, vi esortavo a rinnovarvi e ad affrontare il problema di trovare un lavoro da un altro punto di vista, ovvero a pezzetti.
Mi spiego meglio: non dovete cercare un lavoro che vi riporti allo status quo, che vi faccia guadagnare esattamente quanto prima.
E’ inutile e infantile solo pensare di poter ottenere una collocazione economicamente identica alla precedente, alla vostra età.

retedicontatti

Il punto è che dovete trovare una serie di servizi che uniti insieme formino la vostra figura professionale ed allo stesso tempo, piano piano, vi garantiscano la famosa e tanto ambita indipendenza economica.
Per fare questo avete bisogno di una cosa fondamentale: i contatti.
Al mondo d’oggi (e in Italia soprattutto) se non si conosce nessuno non ci si procura nessun lavoro. Senza scadere nei soliti luoghi comuni, che l’Italia è il paese dei raccomandati, etc etc… più semplicemente se io non conosco prima chi mi fa un lavoro difficilmente glielo faccio fare.
A meno che ovviamente non sono costretto dal fatto che non conosco nessuno in grado di fare un determinato lavoro.

Se non conosco nessuno direttamente chiedo in giro e solo all’ultimo mi rivolgeró ad internet o alle pagine gialle (ma esistono ancora?).
Noi italiani siamo per natura diffidenti, e siamo diffidenti in entrambe le direzioni: cliente verso fornitore e viceversa.
Quando invece c’è di mezzo un tramite, che può essere anche solo una mezza conoscenza che ci accomuna, allora molte barriere vengono istintivamente eliminate.
Il cliente “pensa” che il suo contatto gli faccia da garante sulla qualità ed onestà del fornitore e questi, ricevendo un nuovo cliente dal suo contatto sarà più flessibile sul pagamento o sul prezzo.
Ovviamente, come in tutte le cose, sarebbe stupido generalizzare.. Bisogna sempre tenere gli occhi aperti (cliente e fornitore) perché il nostro comune contatto di fatto non garantisce un bel niente, altrimenti sarebbe un agente e prenderebbe dei soldi per questo, ma questo è un altro discorso.
Riassumendo e traslando questo discorso sul vostro bisogno attuale: cercate di far passare presso i vostri contatti il messaggio che vi state strutturando per fornire un certo tipo di servizio. Siete dei geometri? State aprendo un ufficio tecnico. Siete degli autisti? State per acquistare un furgone per fare delle consegne. Siete dei ragionieri? State per creare uno studio per la consulenza fiscale o semplicemente state avviando un’attività di consulenza fiscale presso terzi. Insomma, anche a costo di “gonfiare” un po’ la realtà, fate capire ai vostri contatti che potete essere utili a loro, ma non che cercate da loro un lavoro.
Le aziende, le persone, hanno bisogno di sicurezza. Per sicurezza intendo che hanno bisogno che qualcuno risolva loro dei problemi. Se voi andate a chiedere un lavoro state aggiungendo un problema. Se voi gli offrite la vostra capacità state portando una soluzione. Chiaro? Buon anno.

1 – non mentire

premessa: tutto ciò che scrivo è basato unicamente sulla mia esperienza, vissuta in prima persona soprattutto, ed in terza persona parlando con le persone, con gli amici che hanno vissuto esperienze molto simili alla mia, con persone della vostra età che hanno vissuto o stanno purtroppo vivendo tutt’ora questa difficile fase della vita.

Non posseggo la verità assoluta, cercate voi di prendere spunto dai miei articoli, per quanto deliranti potranno sembrare a volte, per trovare la vostra strada.

Iniziamo.

Caro 50 enne disoccupato, se ti fidi di me che ho l’età di tuo figlio (più o meno), allora fidati anche di tuo figlio. Ti sembra un’ovvietà ma tantissimi genitori tendono a vedere il figlio sempre come il piccolo bambino indifeso a cui non va detto mai niente di come vanno le cose e a cui bisogna dipingere sempre una realtà dove i genitori pensano a tutto e lui deve solo pensare a studiare, che l’importante è farsi un titolo di studio.

Bene, una delle cose che più rimprovero ai miei genitori (persone delle quali nutro una stima infinita) è stata quella di non averci messo sufficientemente al corrente della situazione, di averci sempre detto “il vostro lavoro è studiare, al resto pensiamo noi”.

Certo, è stupido criticare un genitore con il punto di vista di un figlio, ma da uomo a uomo avrei voluto sentirmi dire “caro figlio / cari figli, le cose stanno in questo modo: c’è il rischio che da qui a “X” mesi non riusciamo più a pagare bollette, mutuo, retta universitaria, etc…, serve il vostro aiuto per tamponare”. La famiglia è il luogo dove tutti i componenti possono e devono essere se stessi, dove possono sfogarsi delle proprie ansie e dove possono trovare il conforto degli altri componenti. Non esiste un luogo più adatto.

Sicuramente è difficile dire ad un figlio che sta studiando per gli esami di maturità o per gli esami all’università di mettere un attimo da parte tutto per dare una mano, però l’altro rischio è quello di dover fargli interrompere bruscamente gli studi per mancanza di fondi. So benissimo che quando si hanno 50 anni i figli mediamente stanno finendo le superiori o stanno entrando in università, cercano di farsi una vita propria e stanno sempre meno tempo in casa. Però la responsabilizzazione dei figli in questi casi può diventare un fattore di crescita per il figlio stesso, migliore di qualsiasi master post universitario.
Senza contare che vostro figlio, che vive la vita da un’altra prospettiva, potrebbe addirittura stupirvi con delle idee che a voi mai sarebbero venute in mente. Non siete dei visionari come Steve Jobs, non plasmate il futuro, quindi siate ricettivi il più possibile verso le idee che possono suggerirvi i vostri stessi figli, senza pregiudizi.

Per tutti questi motivi il mio primo consiglio è di NON MENTIRE, in primo luogo a voi stessi. Poi alla vostra famiglia, ai vostri parenti ed ai vostri amici. Non abbiate paura di confidare le vostre ansie, non chiudetevi dentro ad un’ostentata sicurezza. E’ solo parlando con gli altri che si riesce a scaricare il proprio peso, e con più persone ne parlate più il peso si fraziona.

Pensateci: quante persone che hanno perso parenti, amici, figli, creano associazioni noprofit in memoria di queste persone? Perché comunicare con gli altri e condividere i propri problemi ci aiuta a superarli.

Siate opensource, siate 2.0. Siate dei blogger viventi di voi stessi. (se questa frase non l’avete capita bene non vi preoccupate, sto preparando un glossario da 20 enne da sfoggiare al prossimo colloquio…)

vi lascio con questo video, godetevelo

facciamo sul serio…?

Ok veniamo al punto.

Prima di tutto voglio mettere a disposizione di chi entrasse in questo sito l’esperienza vissuta da mio padre, ovvero quella di trovarsi nel mezzo del cammin di vostra vita, senza lavoro.
Infatti se state leggendo queste righe, è quasi sicuramente perché cercate un lavoro adatto a voi, avete più o meno 50 anni, e avete già mandato qualche decina di curricula senza successo.

In scondo luogo, oltre alla mia storia (che può interessarvi relativamente e che serve solo a farvi capire che “succede un po’ a tutti”), vorrei cercare di mettere insieme dentro questo luogo virtuale quante più idee possibili possano venire in mente a noi e a voi per fare in modo che possiate trovare una indipendenza economica nel minor tempo possibile.

Vi ricordo a tal proposito che io faccio parte della generazione del “meglio un uovo oggi…”, quindi sono portato sempre a pensare al breve termine, alla giornata, alla settimana al massimo. Sembrerà stupido ma sarà questo atteggiamento che potrà aiutare a portarvi fuori dal tunnel.

Ultimo obiettivo sarebbe quello di creare una rete tra le persone che inizieranno a frequentare questo sito in modo da poter diventare un punto di riferimento per chi cerca persone mature, esperte, affidabili e concrete. Voi, appunto.

Riprendiamo però il filo del discorso. Vi racconto brevissimamente cosa è successo nella mia famiglia.

Mio padre, persona di vasta cultura e da sempre esempio di vita e di moralità per noi figli, ha quasi sempre lavorato come dipendente con mansione di contabile, capo contabile, etc. Nelle poche volte che ha provato a mettersi in proprio, vuoi per scelte di collaboratori sbagliate, vuoi per scarso spirito imprenditoriale, non gli è andata bene. Per essere un libero professionista o un lavoratore autonomo devi essere un po’ figlio di puttana, e lui non ha mai avuto questa indole.

Così, superando periodi più o meno lunghi di disoccupazione (anni ’90), ci siamo spostati a Milano, grazie ad un lavoro per mio padre da dirigente in un’azienda di arredamenti della Brianza.

Era il 1992, avevo 8 anni. Dal 1992 al 2002, per 10 anni esatti mio padre lavorò come dirigente, noi mantenemmo un tenore di vita dignitoso (non siamo gente che sperpera ma con 3 figli ci vuole un attimo a non avanzare niente). Facevamo le nostre vacanze di 2 settimane ad agosto e niente di più.
Nell’agosto del 2001 (avevo 17 anni) mio padre mi commissionò un piccolo sito per aprire il mercato della azienda di arredamenti in America. Iniziammo a prendere contatti e verso i primi di settembre avevamo già inviato del materiale informativo oltreoceano.
Poi accadde l’11 settembre. Tutti i contatti che avevamo raccolto crollarono insieme alle torri. Si fermò tutto. L’azienda di mobili, già in declino, finì in liquidazione nel giro di un paio di anni.

il 29 maggio del 2002 mio padre venne licenziato all’età di 53 anni e 9 giorni. Non percepì praticamente nulla della indennità di mancato preavviso e della liquidazione che gli sarebbe spettata. Andò in causa e dopo diversi anni gli riconobbero una percentuale molto ridotta di ciò che gli sarebbe spettato.

Era un periodo in cui ancora l’economia “tirava”, ma purtroppo per un over 50 come lui fu praticamente impossibile rientrare nel mondo del lavoro, tranne che per qualche breve periodo. In 13 anni di sostanziale precariato (dal 2002 al 2015) ha svolto quasi ogni tipo di mansione, dovendo scendere più volte a compromessi quasi umilianti e riunciare a mettere al servizio della società l’esperienza e la professionalità maturate nel corso della sua carriera.

Il mese scorso, 13 anni e 4 mesi dopo quel maggio del 2002, mio padre ha ritirato la sua prima pensione.

Gli anni sono lunghi, specie se sei un ragazzo che ne ha 17 e vorresti andare in giro e spaccare il mondo (non come i black block, intendiamoci….). Nonostante queste difficoltà ho terminato gli studi al liceo e ho quasi finito quelli di Ingegneria. (ma per questo discorso farò un altro sito per persone che non hanno terminato l’università ad un passo dalla laurea, promesso!)

Mi sono però sempre chiesto quale fosse il motivo del fatto che in 13 anni mio padre non sia riuscito a raggiungere l’indipendenza economica, se non per qualche breve periodo. Non mi capacitavo (io ma penso soprattutto lui stesso) di come una persona così in gamba, di cultura e di professionalità rare, non riuscisse a trovare un posto di lavoro, anche sotto le sue richieste. La risposta probabilmene non l’avrò mai, ma alcune teorie le ho elaborate e cercato di verificare negli anni trascorsi. Attenzione, non parlo solo del dubbio che i suoi curricula inviati non fossero incisivi, ben scritti e facili da leggere. Parlo anche e soprattutto del fatto che i lavori che ha trovato non gli hanno mai dato la sicurezza di un’entrata fissa regolare tale da poter pensare di essere “uscito dal tunnel”.

Per questo motivo vorrei che ognuno di voi che abbia la curiosità di leggere queste pagine e si trovi nella situazione in cui si è trovato mio padre non debba rischiare di aspettare 13 anni o più per ritrovare la dignità conquistata con anni di lavoro ed una indipendenza economica perduta da un giorno all’altro.

spero di avervi chiarito perché VI CAPISCO, e perché sento quasi un bisogno fisico di scrivere queste pagine.

alla prossima, le premesse ci sono quasi tutte, possiamo cominciare con le prime considerazioni.

Mi presento

Mi chiamo Enrico.

Ho 31 anni, un’attività in proprio dal febbraio del 2007 e finanziamenti aperti presso le banche dal marzo dello stesso anno. Li sto pagando ancora oggi, grazie a Dio.

Non guadagno 10 mila euro al mese, non faccio il lavoro dei miei sogni (semplicemente perché non esiste); mi piace ciò che faccio, e cerco di trovare sempre il lato divertente e positivo nel mio lavoro.

Vivo in affitto vicino a Milano, ho due figli (che sono la mia vera fortuna) e una moglie comprensiva che mi dice sempre che sono troppo stressato. Ha ragione.

OK, queste informazioni dovrebbero bastare per cominciare.

Anzi, aggiungo anche che lavoro nel settore dell’informatica e che sono mediamente appassionato di fotografia, abbastanza diciamo da fare foto degne di essere stampate ed appese per casa.

A parte le stupidaggini, ho deciso, oggi 25 settembre 2015, di creare questo piccolo sito/blog per comunicare a tutti voi che siete arrivati qui che… vi capisco.

Vi capisco, avete 50 anni o più, l’azienda in cui lavoravate, un tempo solida, è in crisi o semplicemente ha spostato la produzione all’estero e di voi non c’è più bisogno.

Vi capisco, il vostro titolare si è rotto i coglioni, ha liquidato la società, ha ri-assunto alcune persone riaprendo con un altro nome e vi ha lasciato con la scelta: o uno stipendio ridotto da impiegato a fattorino oppure prendere la porta e uscire.

Vi capisco, ex dirigenti. Avete guadagnato per anni 3000 – 4000 euro al mese (più benefit) e adesso pensare di ridimensionare il vostro tenore di vita è impossibile, e fare la spesa al LIDL vi sembra come andare al monte di pietà. Nudi. (n.b. io ci vado al LIDL, e mi trovo bene)

Vi capisco, non siete smart come i vostri concorrenti 25 enni, non siete dei socialmediamarketingmanager, pensate che SEM sia un figlio di Noè, la SEO per voi è una catena di supermercati, vi capisco.

Vi capisco, per voi scrivere su Facebook è un passatempo da coltivare la sera, non vi capacitate di come qualcuno possa prendere 500 euro al mese o più solo per riempire una pagina di Facebook con foto che sembrano scelte a caso.

Gli_stagisti

Vi capisco, vi siete trovati di colpo catapultati in un futuro avveniristico, avete fatto fatica ad entrare nell’era del computer. Adesso che il web è 2.0 (o 3.0?), adesso che sta arrivando (o forse già c’è) l’internet delle cose, vi sentite tagliati fuori dal mondo, se non dall’intera galassia. E non parliamo di cloud per carità!

Vi invidio, siete vissuti negli anni in cui l’economia “tirava” per davvero, avete visto gli anni 80 non con gli occhi di noi, nati in quegli anni. I più “maturi” hanno respirato il boom degli anni 60 e 70. Insomma: avete visto tempi migliori.

Vi invidio, noi siamo la generazione del 2000, quelli del meglio un uovo oggi che una gallina domani, del “pochi maledetti e subito”, del “non so una cosa? la googlo” (verbo googlare, sui vocabolari che avete a casa non esiste, mi spiace). Siamo la generazione che non ha un futuro, non avrà una pensione ma viene spellata viva dall’INPS.

Sarà che ho visto ieri il film “Gli stagisti”, comunque la realtà più o meno è questa, un po’ iperbolizzata per rendere meglio il vostro stato d’animo.

Ci sono andato vicino?

Ora vi spiego perché mi sono messo a scrivere, perché ho creato questo sito.

Per prima cosa, mi piace scrivere. Ho sempre amato dire la mia e mi sarebbe sempre piaciuto che qualcuno commentasse le mie idee e condividesse con me le sue.

Secondo motivo: VI CAPISCO (aridaje) e voglio cercare di darvi dei consigli REALI, GRATUITI e DISINTERESSATI su come affrontare la vostra situazione di senza lavoro.

Vi starete sicuramente chiedendo cosa ne sa uno di 30 anni di come ci si sente a 50 anni in cerca di lavoro… sono d’accordo con voi, ve lo spiego nel prossimo articolo.