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14 – la (mia) teoria dei pop corn

L’altro giorno stavo cercando di spiegare ad un amico, un 50 enne o giù di lì, che si lamentava del fatto che il tale ragazzino o il tale signor nessuno fosse diventato milionario, magari acquistando azioni della AirBnB, o comprando BitCoin, o per aver creato cosine come Whatsapp e così via.
In effetti quando qualcuno pensa, ad esempio, a Whatsapp o ad AirBnB, al fatto che siano stati ideati e progettati nella stanza di un college o dentro un appartamento sfigato abitato da studenti senza soldi viene istintivo pensare “ma perché diavolo non ci ho pensato io?”
Prima di tutto occorre fare chiarezza sul come vanno veramente le cose.
Avevo già spiegato qualche articolo fa che le cose non nascono per caso. Spesso dietro ci sono investimenti milionari e noi vediamo solo il prodotto quando è “finito”. Facebook è nato nel 2004 e in Italia se ne è sentito parlare solo verso il 2007 / 2008. Stessa cosa dicasi per Whatsapp e altre realtà che attualmente sono per noi scontate e che hanno avuto spesso un percorso tortuoso prima di arrivare alla nostra quotidianità.
Seconda cosa, la maggior parte delle aziende 2.0, ovvero i vari Facebook, Google, Youtube, Microsoft, Apple, sono nate da stanze di college (che non sono proprio economici) e da studenti che potevano permettersi di dedicarsi a dei progetti senza distrazioni e all’interno di contesti in pieno fermento come, appunto, i college americani.
Ma ciò che volevo sottolineare a voi, come al mio amico 50 enne era soprattutto il fatto che per ogni Microsoft che nasce o Google o Whatsapp che sia, ci sono cento idee simili naufragate, spesso proprio di proprietà di chi poi ha fatto centro. Bill Gates stesso affermava che preferiva assumere persone che avevano avuto a che fare con il fallimento di società, perché il fallimento spinge le persone a farsi delle domande ed a trovare delle soluzioni, con però la consapevolezza dei motivi per cui una cosa è andata storta.
Eclatante è il caso della Traf-O-Data, la prima società creata da Bill Gates la quale non ebbe proprio un grande successo. Qui trovate la sua breve storia.
Dai fallimenti si viene fuori più forti e consapevoli, e nessuno può pensare di non fallire mai almeno una volta nella vita.

Ma, direte voi, che diavolo c’entrano i pop corn con questo discorso?

L’esempio che ho fatto al mio amico di mezza età è stato questo: immagina che la tua vita sia una padella piena di semi di mais. Ad un certo punto accendi il fuoco, e per i primi minuti sembra non succedere niente. I semi rimangono immobili. Ad un certo punto senti il primo scoppiettio e il primo seme diventa un pop corn. Poi, a seguire, tutti gli altri (non tutti!) diventano il tuo ambito spuntino pomeridiano. Alla fine raccogli i popcorn “esplosi” e quelli rimasti inesplosi nella padella li butti. Penso che abbiate già capito che i popcorn esplosi possono a buon diritto rappresentare le opportunità che abbiamo saputo cogliere e che sono diventate delle realtà, mentre tutti i semini rimasti sul fondo della padella sono quelle prove, fallimenti, opportunità mancate che non sono esplose o perché mancava il tempo o perché non hanno avuto lo spazio necessario, o solo per casualità.
Non possiamo sapere, quando versiamo i semi nella padella ancora fredda, quali saranno i semi che non esploderanno e quali diventeranno pop corn, possiamo solo accendere il fornello ed aspettare. Non possiamo sapere quali opportunità si trasformeranno in realtà e quali no. Ma soprattutto non possiamo spegnere il fuoco finché non avremo una quantità sufficiente di pop corn da mangiare, altrimenti non avremo ottenuto niente, solo chicchi di mais caldi inesplosi.
Finché la padella non sarà abbastanza calda da far esplodere i primi chicci di mais dovremo impegnarci però affinché il fuoco rimanga acceso.

Io stesso mi accorgo nel mio piccolo di quanti progetti faccio e quanti me ne vanno male.
Ho cambiato 4 uffici in 4 anni, ogni volta c’era qualcosa di sbagliato, e ogni volta correggevo sempre di più il tiro, fino ad arrivare (spero) al mio ultimo rifugio che soddisfa tutte le mie esigenze.

Ho in mente almeno 10 progetti dei quali riuscirò ad iniziarne forse 5 e dei quali ne andranno veramente in porto forse 2, ma gli altri nel morire mi avranno fatto crescere ed imparare di sicuro qualcosa in più che non averli mai intrapresi.

Non abbiate paura di sbagliare, mantenete il fuoco acceso e vedrete che la vostra padella si riempirà di gustoso pop corn.

p.s. Nel corso di una delle mie ricerche su internet sono approdato a questa pagina, http://nonvogliolavorare.it/tutti-i-business-in-cui-ho-fallito/, nel cui autore un po’ mi immedesimo. Devo ammettere che mi ha fatto sorridere per l’autoirona con la quale scrive; penso che la pensi un po’ come me su molti temi, per cui se volete dare un’occhiata al suo sito fate pure!

12 – diffidate da soluzioni troppo facili o troppo difficili da realizzare

ho appena compiuto 33 anni e so che già devo fare i primi bilanci della mia vita. Ho una moglie, due figli, molti finanziamenti, tante scadenze, infiniti problemi da risolvere ogni giorno (piccoli e grandi), ma ancora il fisico che mi regge, la salute che non mi abbandona e tante energie da spendere.

Mi sento fortunato
innanzitutto perché sono arrivato a fare il mio lavoro per caso e assecondando una mia passione, ma anche perché credendoci fino in fondo e rischiando su di esso moltissime energie ho raggiunto una “specie” di indipendenza economica ormai da 8 anni. Per indipendenza economica intendo mantenere una famiglia senza ricorrere all’aiuto dei genitori o parenti. Banche, istituti di credito, fisco e tutto il resto sono esclusi.

Tutti i problemi che affronto ogni giorno fanno ormai parte della mia vita e riempiono le mie giornate
. Se non ci fossero mi sentirei angosciato dal non fare nulla, se fossero di più probabilmente mi verrebbe un esaurimento nervoso, ma per ora tengono la “pentola a pressione” del mio cervello in pressione, appunto. E va bene così, ma solo se l’obiettivo finale è quello di arrivare ad una qualità di vita migliore con uno sforzo minore, o “diverso”. E come “dead line” mi sono dato i 40 anni.
Questa lunga premessa-sfogo dovrebbe servire a farvi capire, cari 50 enni e non, che non esiste una attività che, iniziata, porta subito ad essere autonomi, economicamente indipendenti, liberi dalla schiavitù del posto di lavoro. Servono sempre sacrifici, controlli costanti, verifiche, impegno, e chi più ne ha più ne metta.
Quando leggete su internet la storia del 16 enne che molla tutto e un anno dopo è milionario non pensate che questa persona abbia avuto un’idea così brillante che nessuno aveva avuto ed è diventato come per magia milionario. Dietro ci sono sempre investimenti, pianificazioni, progetti magari tenuti per anni nel cassetto, finanziatori, etc..
Ma noi siamo persone semplici, noi cerchiamo di arrivare a fine mese, giusto? Non ci interessa guadagnare 1 milione di euro all’anno, ci basta (in questo momento) poter pagare tutte le bollette e avere i soldi per comprare le sigarette (smettete di fumare intanto).
Io purtroppo vedo ancora adesso persone, per lo più della vostra età, 50 enni convinti che:
– su internet si fanno i soldi
– i bitcoin sono il futuro
– apro un sito e il giorno dopo mi arrivano nuovi clienti
– esiste un sistema per sbancare il lotto
– vendi cosmetici, creme, diete e diventi ricco
e cosi via
Esistono sicuramente casi di persone divenute famose grazie al web (farò un articolo a parte), di gente arricchita con i bitcoin e di siti che appena aperti hanno sbancato il mercato, ma sono solo pochissime storie di successo rispetto a milioni di tentativi, e per giunta con alle spalle sempre grossi, grossissimi investimenti.
Ne ho sentite veramente di tutti i colori in questi anni: truffe mascherate da opportunità di lavoro, offerte di lavoro al limite del ridicolo che promettono migliaia di euro al mese di guadagno. Purtroppo in periodi economicamente incerti gli “sciacalli sociali”, ovvero coloro che sfruttano i bisogni delle persone di lavorare, trovano terreno fertile. Ti offrono di vendere aspirapolveri, macchine del caffè, case, creme, bitcoin. Chi casca per necessità in queste ragnatele di vendita inizia a propinare questi prodotti (per altro anche di buona qualità, attenzione) ad amici e parenti. Poi, non avendo assolutamente una idea di marketing o di business si perdono nel nulla e alla fine hanno solo arricchito il datore di lavoro che non fa altro che prendere altre persone e ricominciare da una nuova rete di amici e parenti. E’ emblematica, per chi si ricorda, la frase del film di Checco Zalone, “Sole a Catinelle”: – Zalone, hai finito l’entusiasmo? – No, ho finito i parenti. (Farò un articolo anche sui suoi film)
Quale è, allora, l’atteggiamento più corretto da avere di fronte a questa marea di finte soluzioni? Semplice, il segreto sta nel conoscere il fatto che sono soluzioni spesso molto temporanee e con poca prospettiva se non si affrontano con un atteggiamento IMPRENDITORIALE.
Facciamo degli esempi.
Situazione tipo: Trovate un annuncio per venditore di macchine da caffé. Vi presentate, vi danno una macchinetta in dotazione e vi accompagnano dai primi vostri clienti, che sono guarda caso i vostri più stretti parenti / amici. Fate le prime 3 o 4 vendite nel giro di una settimana, raccogliete 600 euro in una settimana e pensate “cavolo, 600 alla settimana sono 2400 al mese”. Sbagliato. Le prime 4 vendite sono quelle a cui puntava il datore di lavoro, e che non avrebbe MAI concluso se non tramite VOI, che siete il vero veicolo di vendita. Sarebbe stato meglio chiedere 100 euro a ognuno delle vostre “vittime” invece che vendergli la maledetta macchinetta del caffè. Ma ormai è fatta…
Atteggiamento più corretto: Trovate un annuncio per venditore di macchine da caffé, vi presentate e vi fate dare la macchina in dotazione. AVETE UNA STRATEGIA DI MARKETING ben definita e valutate quali sono le zone dove poter vendere questa macchinetta del caffé, cercate possibili clienti tramite mailing, social, tramite un sito web, telefonate, decidete voi. Vi tenete gli amici e i parenti come ultima risorsa perché non c’è cosa più odiosa di avere un parente che vuole venderti per forza qualcosa. Intanto che fate maturare i semi che avete piantato cercate altri prodotti da vendere. Ma sapete già che è un lavoro che necessita di una rete di contatti per iniziare e che se foste così bravi da renderla produttiva, potreste applicare il vostro metodo a praticamente qualsiasi prodotto da vendere.
in questo esempio molto semplificato si capisce però già bene che non sono lavori adatti a tutti. Non tutti abbiamo la faccia tosta, il fegato di bombardare la gente con il nostro prodotto, quindi è un tipo di lavoro che mi sento di sconsigliare se non si ha il tipo di atteggiamento giusto.
Quindi, evitate soluzioni che sembrano troppo facili, a meno che non sappiate già in partenza, che sono solo dei palliativi.

Evitate soluzioni disperate, come giocare i gratta e vinci, le lotterie, le macchinette, il lotto, e tutte quelle porcherie che arricchiscono solo il banco, ovvero lo stato. Non serve che vi faccia il conto delle probabilità di vincita, vero? Se esistono da così tanto tempo e continuano a crearne di nuove, EVIDENTEMENTE è perché chi ci guadagna non siete certo voi, no? Servono solo a darvi la speranza di una grossa vincità che non capita praticamente mai e in compenso vi danno in continuazione la frustrazione della sconfitta.

Evitate soluzioni troppo complicate perché non siete dei miliardari che possono buttare via qualche milione per un progetto come voi spendereste un euro per un caffé.

Rimanete con i piedi per terra, sempre!

10 – affrontate le situazioni con dignità

rieccomi, sono passati 3 mesi dall’ultimo articolo ma non ho smesso di pensare alle cose che vorrei dirvi, quindi speriamo di ritrovare un po’ di tempo per metterle giù, magari anche in italiano…

Oggi vorrei porre l’attenzione sul fatto che molti di voi, una volta rimasti senza lavoro a 50 anni o giù di lì, vuoi per orgoglio, vuoi per uno status sociale acquisito con fatica e sacrifici, non sono disposti a scegliere opportunità di lavoro troppo degradanti (a loro avviso) per la professionalità raggiunta.

E’ un ragionamento che ammetto ma non concedo. Capisco benissimo la situazione, succede anche a me. Prima mi occupavo di qualsiasi aspetto informatico di un cliente, gli tiravo i cavi in casa, gli cambiavo le prese a muro, gli spolveravo il pc con il compressore, gli pulivo lo schermo del pc con lo sgrassatore, e facevo ogni tipo di lavoretto a latere. Ora se posso cerco di demandare queste cose per occuparmi di situazioni più professionali: riunioni col cliente, meeting, pianificazioni, etc…

Si, ma l’altro giorno ero nella bottega di un mio cliente a spelargli i cavi del telefono e ad arrampicarmi su una scala per sistemargli la borchia della Telecom… insomma sporcarsi le mani non è mai un segno di svilimento della propria professionalità, in quanto la professionalità si dimostra anche nei lavori più “umili” e faticosi.

Certo, tutti vorremmo trovare un impiego da manager con 4 cellulari, pianta di ficus, 2 segretarie in topless e autista omosessuale (cit.), però il convento attualmente passa ben poco e bisogna sul serio ACCONTENTARSI, pur di rimanere operativi.

solitudine_del_lavoro

Lo star fermi è logorante più di qualsiasi altra cosa, quindi PRENDETE IL PRIMO LAVORO CHE VI VIENE PROPOSTO, anche se vi sembra non all’altezza della vostra professionalità! Per cambiare c’è tempo, bisogna capire che nella vita ci sono periodi in cui le cose vanno bene (e si pensa che potranno solo migliorare) e periodi in cui le cose vanno male (e possono solo peggiorare). Quindi bisogna invertire prima possibile lo spin che stanno prendendo le cose.

Mio padre dopo aver storto il naso ad impieghi che non rispecchiavano il suo alto profilo professionale, è “finito” a spingere i carrelli, ma al punto in cui era arrivato ormai non andava più comunque bene a causa dell’età che era già arrivata a 55 anni.

Quando uno può scegliere è bene ed intelligente che scelga il lavoro migliore, meglio retribuito, di più altro profilo… peccato che non sia la vostra situazione. Non vergognatevi ed assumete il primo posto che vi viene proposto. Per cambiare, il tempo c’è sempre.

9 – i vostri contatti, la vostra forza – parte 2

rieccomi qua, buon anno.
vorrei riprendere il tema dei contatti, ma visto da un’altra prospettiva.
Nell’articolo precedente scrivevo dei contatti come di una possibilità per pubblicizzare voi stessi, di una forza a vostra disposizione.
Da un altro punto di vista, invece, i contatti sono una vostra arma della quale beneficierà il vostro cliente.

contatti
Fare rete. Vi è familiare come frase? Fare rete vuol dire creare delle connessioni tra professionisti, tenute insieme da rapporti di fiducia e di lavoro.
Mi spiego meglio: nell’arco della vostra vita avete sicuramente conosciuto ed avuto a che fare con molte persone e molte aziende. Se un vostro ipotetico cliente avesse bisogno di fare un determinato lavoro (che non c’entra per forza con il vostro tipo di lavoro) voi fino a che punto sareste in grado di fornirgli dei fornitori di fiducia?

Due esempi pratici:
– 22 dicembre 2015. Un mio cliente con il quale stavo chiaccherando si lamenta del fatto che ha delle consegne per fine anno, che i suoi fornitori sono andati in vacanza e che non gli danno i prodotti per fine anno. Ha delle scadenze irrevocabili, pena spese per penali etc etc… in pratica doveva andare a ritirare del metallo da un fornitore, farlo lavorare ad un altro fornitore, portarlo in sede, montarlo e spedirlo entro il 31. Impossibile con i fornitori chiusi… Prendo il telefono, era l’ora di pranzo o poco dopo, faccio una telefonata ad un mio cliente il quale, dati i buoni rapporti, ci dà appuntamento nel pomeriggio.

Ore 16,30: arriviamo dal mio cliente, spieghiamo il problema. Questo ci dice che il taglio che andrebbe fatto lui con le sue macchine non può farlo perché rischierebbe di rovinare i macchinari ma, visti i buoni rapporti con me, si sarebbe impegnato per trovare una soluzione. Nel frattempo mi viene in mente che un mio ex-cliente forse potrebbe fare al caso nostro. Ci spostiamo di un paio di km per andare dal mio ex-cliente.

Ore 17,05: suono al citofono del mio ex cliente che quasi non mi riconosce, ci salutiamo e presentiamo il problema. Ci dice che è meglio andare da un fabbro che conosce e che lui quel tipo di lavoro lo farebbe ma ci costerebbe troppo. Prima di uscire mi fa “teh, ma dove sei finito? ridammi il numero che me lo sono perso! è passato di qua uno a fare il tuo lavoro ma mi sa che eri meglio tu…” incasso il complimento e lascio il numero (cavolo, l’importanza di andare a trovare i clienti….)

Ore 17,30 del 22 dicembre, buio pesto. Citofoniamo al fabbro amico del mio ex cliente, ci facciamo presentare come amici di amici, ci accoglie senza fare storie e gli commissioniamo il lavoro, venuto pronto per il 24 mattina. 28, 29 e 30 rimangono per assemblare e consegnare. Come fare senza personale? Prendo il telefono, chiamo una persona che so essere un gran lavoratore, gli dico che mi serve un favore (retribuito). Si presenta il 28, 29 e 30 e si spara 12 ore al giorno per terminare la consegna. il 31 mattina il mio cliente consegna la merce. Missione compiuta.

Guadagno mio? Zero… però il mio cliente sa che può fidarsi di me, ho fatto lavorare una persona, una ditta e ho riallacciato i rapporti con un cliente che pensavo essere perso. Non solo, il 24 mi chiama il cliente dal quale siamo andati per primo e mi dice che se volevo potevamo fare delle prove da lui, l’ho ringraziato per la disponibilità e la cortesia ma per fortuna avevamo risolto senza disturbarlo. Sarà per la prossima volta!

Secondo caso pratico: ieri ero da un cliente che fa l’odontotecnico. In pratica costruisce i denti, gli impianti, etc… Parlando del più e del meno mi dice che deve comprare uno scanner 3d (un giocattolo da 15-20 mila euro). Guarda caso ho giusto un paio di clienti che fanno lo stesso lavoro ed hanno degli scanner di seconda mano che non usano più. Mi metto in contatto con il primo, richiedo una quotazione e giro il numero del mio cliente.
Della serie: mettetevi d’accordo voi, io non ci voglio guadagnare. (sbagliato…)
Non so se poi andrà in porto la trattativa, non so se mi regaleranno una bottiglia di buon vino a fine anno, ho solo cercato di creare delle connessioni tra persone tenute insieme dalla fiducia reciproca tra me e i miei clienti.

Venendo a noi, penso sia chiaro come dovreste rendervi utili ai vostri clienti. Siate propositivi, cercate di mettere a frutto i vostri contatti per fornire dei servizi ai vostri clienti, fategli capire che non siete solamente il loro fabbro o imbianchino o elettricista o contabile. Siete delle figure di riferimento. SIATE delle figure di riferimento.
Fate sì che i vostri clienti diventino anche i vostri fornitori e viceversa. (con le opportune precauzioni, che vedremo)
per oggi penso basti così. buona notte.

8 – i vostri contatti, la vostra forza – parte 1

scusate innanzitutto, mi sono un po’ perso per strada… riprendiamo il filo del discorso.
nel precedente articolo, risalente a circa 2 mesi fa, vi chiedevo di cambiare mentalità, vi esortavo a rinnovarvi e ad affrontare il problema di trovare un lavoro da un altro punto di vista, ovvero a pezzetti.
Mi spiego meglio: non dovete cercare un lavoro che vi riporti allo status quo, che vi faccia guadagnare esattamente quanto prima.
E’ inutile e infantile solo pensare di poter ottenere una collocazione economicamente identica alla precedente, alla vostra età.

retedicontatti

Il punto è che dovete trovare una serie di servizi che uniti insieme formino la vostra figura professionale ed allo stesso tempo, piano piano, vi garantiscano la famosa e tanto ambita indipendenza economica.
Per fare questo avete bisogno di una cosa fondamentale: i contatti.
Al mondo d’oggi (e in Italia soprattutto) se non si conosce nessuno non ci si procura nessun lavoro. Senza scadere nei soliti luoghi comuni, che l’Italia è il paese dei raccomandati, etc etc… più semplicemente se io non conosco prima chi mi fa un lavoro difficilmente glielo faccio fare.
A meno che ovviamente non sono costretto dal fatto che non conosco nessuno in grado di fare un determinato lavoro.

Se non conosco nessuno direttamente chiedo in giro e solo all’ultimo mi rivolgeró ad internet o alle pagine gialle (ma esistono ancora?).
Noi italiani siamo per natura diffidenti, e siamo diffidenti in entrambe le direzioni: cliente verso fornitore e viceversa.
Quando invece c’è di mezzo un tramite, che può essere anche solo una mezza conoscenza che ci accomuna, allora molte barriere vengono istintivamente eliminate.
Il cliente “pensa” che il suo contatto gli faccia da garante sulla qualità ed onestà del fornitore e questi, ricevendo un nuovo cliente dal suo contatto sarà più flessibile sul pagamento o sul prezzo.
Ovviamente, come in tutte le cose, sarebbe stupido generalizzare.. Bisogna sempre tenere gli occhi aperti (cliente e fornitore) perché il nostro comune contatto di fatto non garantisce un bel niente, altrimenti sarebbe un agente e prenderebbe dei soldi per questo, ma questo è un altro discorso.
Riassumendo e traslando questo discorso sul vostro bisogno attuale: cercate di far passare presso i vostri contatti il messaggio che vi state strutturando per fornire un certo tipo di servizio. Siete dei geometri? State aprendo un ufficio tecnico. Siete degli autisti? State per acquistare un furgone per fare delle consegne. Siete dei ragionieri? State per creare uno studio per la consulenza fiscale o semplicemente state avviando un’attività di consulenza fiscale presso terzi. Insomma, anche a costo di “gonfiare” un po’ la realtà, fate capire ai vostri contatti che potete essere utili a loro, ma non che cercate da loro un lavoro.
Le aziende, le persone, hanno bisogno di sicurezza. Per sicurezza intendo che hanno bisogno che qualcuno risolva loro dei problemi. Se voi andate a chiedere un lavoro state aggiungendo un problema. Se voi gli offrite la vostra capacità state portando una soluzione. Chiaro? Buon anno.