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11 – pianificate pianificate pianificate

….e ancora, pianificate!
In questo periodo pieno di incertezza, in cui è difficile fare dei progetti a lungo termine, ed in cui sembrerebbe inutile fare dei progetti, ebbene proprio in questo periodo bisogna più che mai pia-ni-fi-ca-re !!!
Mi riferisco ai due aspetti della vita quotidiana: la vita privata (famiglia, spese, vita personale in genere) e la vita lavorativa, ovviamente.

Della vita quotidiana ho parlato in questo articolo che prova a dare delle indicazioni di massima su come ottimizzare le uscite (che io puntualmente non seguo, ma vabbé…); della vita lavorativa cercherò di parlarne ora.

Per prima cosa bisogna mettere a fuoco con precisione il proprio obiettivo. In questo caso, nel vostro caso l’obiettivo minimo è semplicemente (si fa per dire) arrivare a coprire almeno l’80% delle spese sostenute nel mese (vedi articolo sulle spese)

Perché 80%? Perché non è realistico immaginare di coprire immediatamente il 100% delle spese, e neanche che si riesca nel corso dell’anno a coprire sempre il 100%, quindi diciamo che in linea di massima, una volta coperta quella percentuale, voi non rischiate di trovarvi con la corrente elettrica staccata od a patire il freddo d’inverno.

Lo so, sembrano ragionamenti da “ultimo sopravvissuto”, ma il mondo è cambiato e ve lo dice uno che ha iniziato a lavorare nel momento in cui migliaia di aziende hanno iniziato a chiudere, e tra mille difficoltà dopo 10 anni è ancora in piedi.

Bisogna accontentarsi
(e non dico di essere rinunciatari, attenzione!) di ciò che il momento storico offre (non fatemi essere volgare) e cercare di raggiungere, anche nudi alla meta, l’indipendenza economica (per alcuni altrimenti detta: pensione) senza ammalarsi o morire prima!

Bene, fissato questo obiettivo minimo, ognuno di voi avrà una quota di euro da racimolare nell’arco del mese. In base al proprio tenore di vita precedente, ai soldi messi da parte, al tipo di rinunce che si possono fare e non fare, ognuno di voi avrà una cifra da raggiungere entro la fine del mese.

A questo punto bisogna semplicemente fare un calcolo per stabilire a quale data si arriverà allo zero assoluto. Intendo, se ho 10mila euro da parte, ne spendo 1500 per le mie spese, ne guadagno 0, a cavallo tra il 6° ed il 7° mese sono in rosso.
Se invece, inizio a guadagnare 100 euro il primo mese, 200 il secondo ed il terzo, 100 il quarto e 400 il quinto e il sesto mese, ed ho pagato l’80% delle spese, sarei dopo 6 mesi a:
10000-(1500*6*0,8)+100+200+200+100+400+400=4200 euro, e potrei andare avanti ancora 5 mesi prima di finire i soldi (guadagnando sempre 400 euro al mese, ovvero meno di un terzo di ciò che mi serve per vivere).

Dove voglio portarvi con questo ragionamento?  Ad un concetto: cercate SUBITO un modo per iniziare a portare a casa anche solo 100 euro al mese. Il come non posso dirvelo perché varia in base a ciò che sapete fare quindi sarebbe stupido dirvi “aprite la partiva iva e fatturate!”, però posso darvi dei consigli di massima su cosa non fare (esperienza personale insegna).

In base poi alle vostre spese mensili ed a quanto avete messo da parte, avrete il termine massimo entro il quale raggiungere la vostra indipendenza economica. Se spendete 3000 euro al mese e avete da parte 100 euro, siete dei pazzi. Se spendete 900 al mese e avete da parte 10000 euro al mese, avete sicuramente più tempo a disposizione, ma non sedetevi sugli allori, il tempo corre.

9 – i vostri contatti, la vostra forza – parte 2

rieccomi qua, buon anno.
vorrei riprendere il tema dei contatti, ma visto da un’altra prospettiva.
Nell’articolo precedente scrivevo dei contatti come di una possibilità per pubblicizzare voi stessi, di una forza a vostra disposizione.
Da un altro punto di vista, invece, i contatti sono una vostra arma della quale beneficierà il vostro cliente.

contatti
Fare rete. Vi è familiare come frase? Fare rete vuol dire creare delle connessioni tra professionisti, tenute insieme da rapporti di fiducia e di lavoro.
Mi spiego meglio: nell’arco della vostra vita avete sicuramente conosciuto ed avuto a che fare con molte persone e molte aziende. Se un vostro ipotetico cliente avesse bisogno di fare un determinato lavoro (che non c’entra per forza con il vostro tipo di lavoro) voi fino a che punto sareste in grado di fornirgli dei fornitori di fiducia?

Due esempi pratici:
– 22 dicembre 2015. Un mio cliente con il quale stavo chiaccherando si lamenta del fatto che ha delle consegne per fine anno, che i suoi fornitori sono andati in vacanza e che non gli danno i prodotti per fine anno. Ha delle scadenze irrevocabili, pena spese per penali etc etc… in pratica doveva andare a ritirare del metallo da un fornitore, farlo lavorare ad un altro fornitore, portarlo in sede, montarlo e spedirlo entro il 31. Impossibile con i fornitori chiusi… Prendo il telefono, era l’ora di pranzo o poco dopo, faccio una telefonata ad un mio cliente il quale, dati i buoni rapporti, ci dà appuntamento nel pomeriggio.

Ore 16,30: arriviamo dal mio cliente, spieghiamo il problema. Questo ci dice che il taglio che andrebbe fatto lui con le sue macchine non può farlo perché rischierebbe di rovinare i macchinari ma, visti i buoni rapporti con me, si sarebbe impegnato per trovare una soluzione. Nel frattempo mi viene in mente che un mio ex-cliente forse potrebbe fare al caso nostro. Ci spostiamo di un paio di km per andare dal mio ex-cliente.

Ore 17,05: suono al citofono del mio ex cliente che quasi non mi riconosce, ci salutiamo e presentiamo il problema. Ci dice che è meglio andare da un fabbro che conosce e che lui quel tipo di lavoro lo farebbe ma ci costerebbe troppo. Prima di uscire mi fa “teh, ma dove sei finito? ridammi il numero che me lo sono perso! è passato di qua uno a fare il tuo lavoro ma mi sa che eri meglio tu…” incasso il complimento e lascio il numero (cavolo, l’importanza di andare a trovare i clienti….)

Ore 17,30 del 22 dicembre, buio pesto. Citofoniamo al fabbro amico del mio ex cliente, ci facciamo presentare come amici di amici, ci accoglie senza fare storie e gli commissioniamo il lavoro, venuto pronto per il 24 mattina. 28, 29 e 30 rimangono per assemblare e consegnare. Come fare senza personale? Prendo il telefono, chiamo una persona che so essere un gran lavoratore, gli dico che mi serve un favore (retribuito). Si presenta il 28, 29 e 30 e si spara 12 ore al giorno per terminare la consegna. il 31 mattina il mio cliente consegna la merce. Missione compiuta.

Guadagno mio? Zero… però il mio cliente sa che può fidarsi di me, ho fatto lavorare una persona, una ditta e ho riallacciato i rapporti con un cliente che pensavo essere perso. Non solo, il 24 mi chiama il cliente dal quale siamo andati per primo e mi dice che se volevo potevamo fare delle prove da lui, l’ho ringraziato per la disponibilità e la cortesia ma per fortuna avevamo risolto senza disturbarlo. Sarà per la prossima volta!

Secondo caso pratico: ieri ero da un cliente che fa l’odontotecnico. In pratica costruisce i denti, gli impianti, etc… Parlando del più e del meno mi dice che deve comprare uno scanner 3d (un giocattolo da 15-20 mila euro). Guarda caso ho giusto un paio di clienti che fanno lo stesso lavoro ed hanno degli scanner di seconda mano che non usano più. Mi metto in contatto con il primo, richiedo una quotazione e giro il numero del mio cliente.
Della serie: mettetevi d’accordo voi, io non ci voglio guadagnare. (sbagliato…)
Non so se poi andrà in porto la trattativa, non so se mi regaleranno una bottiglia di buon vino a fine anno, ho solo cercato di creare delle connessioni tra persone tenute insieme dalla fiducia reciproca tra me e i miei clienti.

Venendo a noi, penso sia chiaro come dovreste rendervi utili ai vostri clienti. Siate propositivi, cercate di mettere a frutto i vostri contatti per fornire dei servizi ai vostri clienti, fategli capire che non siete solamente il loro fabbro o imbianchino o elettricista o contabile. Siete delle figure di riferimento. SIATE delle figure di riferimento.
Fate sì che i vostri clienti diventino anche i vostri fornitori e viceversa. (con le opportune precauzioni, che vedremo)
per oggi penso basti così. buona notte.

7 – cambiare mentalità

La situazione è questa: non si sa come, o forse lo sapevate già da un po’ ma avete sperato nel lieto fine, ma siete rimasti a piedi, fuori, sulla strada.

Tutto ciò nonostante il vostro sicuramente importante bagaglio culturale, la vostra esperienza, la vostra professionalità. D’altronde quando il management decide di chiudere o di ridurre il personale, l’unico obiettivo è quello di tagliare i costi. La professionalità e l’esperienza, la serietà e tutte le virtù che potete possedere non contano più molto di fronte al dio denaro. Di conseguenza, vale la regola che più siete in alto, più è facile cadere giù. E’ normale.

Adesso che siete a casa e cercate una ricollocazione avete rispolverato il vostro curriculum, se mai ne avevate fatto uno, e avete iniziato a mandarlo un po’ ovunque, sperando che in giro ci sia un’azienda che non stava cercando nessun altro se non voi, proprio voi, assolutamente e nient’altro che voi.

OK, Babbo Natale non esiste, lo sapete bene. Siete circa un milione e tutti più o meno con un bagaglio di esperienza simile, questo perché siete una generazione cresciuta più o meno con lo stesso livello di istruzione. Avete studiato ragioneria, il liceo scientifico al tempo non era ancora così di moda, lo facevano solo i figli dei papà, quelli che adesso hanno una laurea in scienze politiche e si fanno ancora mantenere dai genitori. Siete andati in scuole professionalizzanti perché negli anni ’70 / ’80 l’economia se li fagocitava, quelli come voi.

Dovete capire una cosa: quell’era è finita. Per fare un paragone, è come se foste su un treno, siete entrati in galleria e ci siete rimasti dentro per vent’anni. Adesso ne siete usciti, ma nel frattempo le cose sono cambiate e il paesaggio si è modificato. Voi però avete visto solo il muro della galleria in questi venti anni, e non avete idea di come si è modificato il mondo in quel lasso di tempo. Ora il treno si è fermato appena fuori dalla galleria. Tutti giù, si prosegue solo a piedi.

Molti di voi a questo punto aspetteranno che passi un altro treno a prenderli, ma non hanno capito che il treno è al capolinea, bisogna andare avanti con altri mezzi. Volete stare in stazione ad aspettare che costruiscano una nuova linea ferroviaria solo per voi o iniziare ad incamminarvi? O magari costruirvi un mezzo tutto vostro?

Per tornare a voi, a noi: il sistema che vi ha tenuto in galleria, quindi protetti, in questi anni non c’è più. Ora le regole sono cambiate, il curriculum (secondo me) è un elemento superato nella ricerca del lavoro. Certo, porta via poco tempo scriverlo, potete sempre utilizzarlo, ma non deve essere l’unico strumento nella ricerca di un nuovo lavoro.

Nella mia vita ho consegnato due curriculum. Uno al Bennet di Cantù e uno all’Expert di Meda. Mi hanno preso in entrambi i casi, ma non grazie al curriculum. Sono andato a parlarci e gli ho fatto capire nel primo caso che avevo bisogno di soldi, nel secondo che ero più utile io a loro che loro a me. Ma questa è un’altra storia, è stato 15 anni fa. Adesso non mi prenderebbero più, sono già troppo vecchio.

Veniamo al punto: dovete cambiare il punto di vista dal quale si affronta il problema. E per fare questo dovete cambiare voi stessi. Dovete rimettere in discussione tutto ciò che sapete, perché nonostante tutta la vostra esperienza, siete in mezzo alla strada. Dovete ricrearvi un bagaglio di conoscenze, anche di base, ma relative al mondo attuale. Dovete farvi un giro fuori dalla stazione ed esplorare il mondo che vi circonda.

Dovete capire che il lavoro non vi pioverà più dal cielo, ve lo dovete trovare da soli. La notizia buona è che il vostro bagaglio di conoscenze e di esperienza maturato negli anni potrebbe essere il vostro quid in più per potervi svangare. Cambiate mentalità, vi prego! Se aveste avuto delle conoscenze vi sareste già trovati un nuovo lavoro, invece no! Quindi se siete giunti qui è perché un problema lo avete! Ve lo scrivo con il cuore, la vostra vita non sarà più come quella che è stata nei vostri ultimi 20 anni! E’ come quando non avevate figli che vi dicevano “vedrai, un figlio di cambia la vita” e voi non ci credevate (neanche io). Poi vi siete resi conto che effettivamente avevano ragione. Perdere il lavoro a 50 anni vi cambia la vita eccome! Vi costringe a reinventarvi, a ripensare a tutto ciò che vi ha portato a questo punto nella situazione in cui siete ora. E ripeto, se siete qui a leggere queste righe è perché state vivendo questo problema. Negarlo sarebbe come andare alla Alcolisti Anonimi e dire “no ma io non bevo, sono venuto solo qui a vedere chi c’era”.

Torniamo un attimo sul filo del discorso, poi vi lascio in pace per oggi. Il lavoro inteso come lo intendete non esiste più, almeno non per voi. Questo ormai dovrebbe essere chiaro. Quale soluzione rimane? Io dico la mia, ognuno ha la sua idea ma questa è la mia: cercate, inizialmente, anche calcolando le vostre uscite mensili (vedi articolo precedente) di raggiungere la sufficienza economica. Questo deve essere il vostro punto di partenza.

Come? Lo vediamo strada facendo.

5 – fate uso massiccio di L.S.D.

Dai, ovviamente è un gioco di parole. L.S.D. sta per Lettura, Studio, Documentazione.
So che molti di voi hanno avuto la fortuna di vedere i Pink Floyd dal vivo e per questo vi odio e vi invidio, perdonatemi quindi il riferimento alle droghe anni ’70.

Vi chiedo scusa se questi articoli a volte sembrano sconnessi e scarsamente dotati di linearità nei ragionamenti, ma non ho moltissimo tempo per scrivere, butto giù le mie idee in genere tra le 23 di sera e l’1 di notte, quando moglie e figli dormono. Non pretendete che sia preciso e stilisticamente impeccabile.

Tornando a noi, a voi: Leggete, Studiate, Documentatevi. Su cosa? Su tutto! Siate curiosi, tornate bambini, googlate a più non posso, ogni cosa che vi passa per il cervello, cercate di crearvi un bagaglio fatto non tanto delle nozioni che avete imparato a scuola quanto di ciò che vi circonda. A scuola ci siete andati, la maggior parte di voi quanto meno, avete imparato a fare il contabile, il disegnatore, avete studiato materie che poi non avete più rivisto (filosofia, storia, latino, fisica, …) e forse non avete più avuto l’occasione per studiare nient’altro, specie materie magari attinenti al vostro settore di appartenenza lavorativa. Capisco che un magazziniere (con piena stima dei magazzinieri) non approfitti delle pause per leggersi la Metamorfosi di Kafka, o I Fiori del Male di Baudelaire, ma magari vada su Facebook o si guardi i gol della sua squadra del giorno prima, Non intendo che dobbiate diventare dei letterati. Intendo molto più semplicemente di essere curiosi, di andare a cercare qualsiasi cosa che non sapete.

Internet ha il merito di aver reso accessibile a tutto il mondo e in forma praticamente gratuita, tutte le informazioni che ognuno di voi può voler cercare. Vi faccio un esempio: nel mio lavoro mi capita spessissimo di trovarmi di fronte i problemi più insoliti: schermate blu, errori di Windows, problemi di rete, e via dicendo. Io penso che l’80% delle soluzioni che adotto per risolvere il problema al cliente (e quindi farmi pagare) provengano da ricerche fatte da Internet. Tant’è che con alcuni clienti scherzo addirittura e quando gli capita qualcosa gli dico “cerchiamo insieme su google e proviamo, tanto se è capitato a te è sicuramente capitato a qualcun altro su internet“. Se dovessi dare un euro ad internet per ogni volta che mi ha permesso di risolvere un problema ad un cliente penso che mi rimarrebbe in tasca ancora meno di ciò che ho. E in 14 anni che faccio questo lavoro non ho avuto mai neanche la necessità di dover scrivere sui forum il mio problema: a qualcuno nel mondo era giù successo lo stesso problema qualunque esso fosse.

Molti miei clienti potrebero risolversi da soli il problema ma non lo fanno: per pigrizia, per paura di sbagliare, per indolenza o perché semplicemente il loro tempo costa più del mio.

Si è capito cosa intendo? Intendo che potete diventare praticamente ciò che volete semplicemente istruendovi su internet e facendo un pò di pratica. Mia cognata ha rotto il suo Samsung S4 mini. Schermo rotto. Cosa pensate che abbia fatto? Non sono uno che smonta i telefonini, giammai, è un lavoro che richiede troppa pazienza. Però ci ho provato, ho guardato su youtube un tizio probabilmente indiano che ha smontato l’s4 mini e ha caricato il video. Fatto. Ho reso il senso?

Parlo con moltissima gente (è un po’ anche questo il mio lavoro), e quando mi chiedono “ma tu conosci questo sistema, ma tu hai già visto questa piattaforma, ma sai usare questo strumento?” io se non lo conosco, rispondo sempre, SEMPRE: “NO, NON ANCORA. MA DAMMI QUALCHE GIORNO CHE CI STUDIO SOPRA.”

Ovviamente io lavoro nell’informatica, non mi chiederanno mai se so fare un tatuaggio, intendiamoci. Però non bisogna mai dire “no, non lo so fare”: è una frase da perdente. SEMPRE.

Tutti coloro che sono diventati qualcosa, un architetto, un web designer, un programmatore, un orafo, sono partiti TUTTI dal non sapere neanche leggere ne scrivere, giusto? Con questo non vi chiedo di diventare degli esperti in tutti i campi dall’oggi al domani, ma di aprire le porte a qualsiasi forma di apprendimento.

Io probabilmente non so fare niente di specifico, ma se vado da un programmatore riesco a farmi capire, se vado da un sistemista riesco a spacciarmi per tale, se vado da un cliente riesco a prendere il lavoro, insomma mi riesco a muovere e, alla fine dei conti, a portare a casa la pagnotta. E col tempo comunque mi specializzo sempre di più nei vari ambiti.

C’è sicuramente chi pensa che sia la specializzazione la strada del futuro. Certo, sono in parte d’accordo: se sono il più grande esperto mondiale di antivirus, probabilmente tutti chiameranno me quando si prenderanno un virus. Ma se domani uscisse un sistema per cui nessuno prenderà più virus, o cambia la tecnologia, rimarrei il più grande esperto di una cosa passata di moda. Quindi l’unica strada secondo me rimane quella più complicata, ovviamente, ovvero di essere si, esperti, ma di poter spaziare su quanti più settori (adiacenti a se stessi) possibili. E questo si può fare solamente grazie ad una formazione continua e ad una sempre costante ricerca di informazioni e all’accrescimento personale.

Vi racconto qualche storiella leggera:

Dovevo cambiare la cinghia di due tapparelle di casa. Panico. Vado dal ferramenta, compro due cinghie, mi faccio spiegare (con sommo divertimento del negoziante) come fare. La prima ci ho messo un’ora, ho distrutto quasi il cassone della finestra, ho rischiato di volare dal quarto piano (per disperazione, non per perdita di equilibrio), ho rischiato di amputarmi una mano, e di perdere un occhio perché mi stava scappando la parte sotto della cinghia. Normale per un informatico. Bene dopo essere sopravvissuto alla prima e dopo aver fatto passare un po’ di giorni per riprendermi dallo choc, ho cambiato anche l’altra. Ci ho messo penso 20 minuti in tutto, facendo il tutto con una mano sola e giocando nel frattempo con mio figlio. E mi sono pure divertito. Capite quanto potere ci da l’informazione?

Mi si era bloccata la lavatrice, stavo già per chiamare un idraulico. Guardo su internet, c’è scritto di aprire dei tubi (non mi chiedete in dettaglio per carità). Ho avuto paura che mi si allagasse casa, sono stato abbastanza cauto, ma alla fine ho pulito il filtro (?) e la lavatrice ha ripreso a funzionare. Con somma gioia di mia moglie.

Quando siamo entrati in casa 6 anni fa non funzionavano due luci in corridoio. O meglio se ne accendeva sempre una delle due e l’altra rimaneva spenta. Mistero… dopo averci perso 3 ore a smontare gli interruttori ho guardato su google e ho visto che per fare accendere o spegnere due luci con 3 interruttori serviva un altro tipo di interruttore. Ho chiamato l’elettricista (perché era in garanzia se no me lo facevo io) e gli ho detto quello che avevo letto. L’elettricista con supponenza mi fa che veniva lui a vedere per poi, quando si è presentato, confermarmi quanto avevo ipotizzato e cambiarmi l’interruttore (con mia somma soddisfazione).

Servono altri esempi? L.S.D. ragazzi…. usatene il più possibile.

Tra qualche giorno ci addentreremo su argomenti più tosti, promesso.

Vi lascio con questa immagine. Si, lo so, fa molto corso motivazionale, ma mi è piaciuto il film e soprattutto questa frase che ritengo molto significativa.

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3 – non cercare colpevoli

Non c’è bisogno che spendiate energie preziose, non serve che sottraiate tempo alla ricerca di una nuova collocazione nella società cercando inutilmente di dare la responsabilità di ciò che vi è successo a qualcuno o qualcosa.

La crisi, il capo stronzo, il vostro non-leccare-il-culo, non frega a nessuno. La situazione è questa: siete fuori dai giochi (per ora e per poco, spero). Stavate correndo la vostra maratona e vi hanno fatto uno sgambetto, vi siete sbucciati e siete pure volati un po’ fuori di strada. Non serve mettersi a cercare chi è stato, ma al massimo dove potete aver sbagliato e come potete evitare che vi succeda nuovamente. Ricominciate a correre, magari zoppicando, magari col fiato rotto, ma non andate in cerca di chi vi ha sbattuto fuori.

Troppe persone vivono i primi mesi di disoccupazione nutrendo rancore verso coloro che li hanno estromessi, quasi arresi al fatto che sono dei tapini e saranno sempre vittime dei potenti. I titolari delle aziende, i vostri ex capi sono persone che (mettetevelo bene in testa) hanno anche loro dei figli da piazzare, dei favori da ricambiare, dei mutui da pagare. Certo, il mutuo magari è quello per la casa in Grecia, non del trilocale in cui vivete, il figlio devono mandarlo in America a studiare, non alla Statale. Hanno un altro ordine di grandezza, i loro “problemi”. Se vi hanno fatto fuori non è per colpa vostra o loro, è semplicemente nella normalità delle cose. Loro hanno il capitale, messo a disposizione da loro e mantenuto, aumentato o diminuito dal vostro lavoro. Voi avete il lavoro, fornito da loro. Ci sono anche datori di lavoro che si sono ritrovati loro malgrado ad essere imprenditori. Hanno magari ereditato dal padre l’attività e non hanno saputo amministrarla. Ci sono mille ragioni per cui un’azienda può decidere di ridurre il personale o chiudere definitivamente. Ma ciò che conta, come dice la tartaruga di Kung Fu Panda è il presente. Niente di ciò che è stato deve preoccuparvi: ormai è passato. Il futuro d’altro canto è incerto, è inutile preoccuparsene. Ciò che conta è dove siete ORA, è chi o cosa scegliete di essere in questo momento.

Cosa potete fare ORA?

Guardatevi questo video. E’ un pezzo del cartone Kung Fu Panda. Vi sembra un insulto che vi faccia vedere un cartone? Cercate di andare oltre ai luoghi comuni, guardate questo video prima di continuare a leggere.

Se avete compreso il significato di ciò che dice la Tartaruga allora siete degni di continuare a leggere.

Pensate un attimo a cosa vi piacerebbe fare nella vita. Attenzione: avete 50 anni, non 20. Non pensate a cretinate del tipo “vivere in un’isola jamaicana con una 22 enne”. Sapete com’è la vita là fuori, i vostri “sogni” da 50 enne sono i nostri “progetti” da 30 enne. Siate concreti. Diciamo che a 50 anni il vostro sogno potrebbe essere fare un lavoro non troppo faticoso, dove le vostre capacità e la vostra serietà vengano premiate (o quantomeno ritenute un valore) e dove siano queste qualità a darvi il lavoro, e non la capacità di mettersi in bella vista presso i superiori. Un lavoro dove non dovete dormire fuori casa 4 giorni su 7, se non per guadagnare belle cifre e avere tutto spesato.

Bene, scordatevi di trovarlo perché non esiste. Ho conosciuto dirigenti, operai, facchini, magazzinieri, architetti, ingegneri, segretarie, camionisti, evasori, carabinieri, mobilieri, fabbri, e quasi ogni tipo di lavoratori (mi mancano le escort e i politici). Tutti si lamentano del proprio lavoro. Chi è in proprio si lamenta delle tasse, dell’Agenzia delle Entrate, dell’INPS, dei clienti che non pagano, dei fornitori che non concedono pagamenti, dei dipendenti che costano, dell’ASL che viene a fare le multe e non va dagli abusivi, etc etc. Chi lavora come dipendente si lamenta del capo che non capisce niente, del collega che non lavora, dello stipendio che per quello che fa è una presa in giro, etc etc.

Allora dov’è la soluzione? Dunque, avete capito che “trovare un lavoro”, quindi farsi assumere, specie a 50 anni, è praticamente impossibile, a meno che non avete dei contatti. Ma se aveste avuto dei contatti non sareste qui a leggere queste pagine. Ok, allora l’unica altenativa è quella di “costruirsi un lavoro”, che non per forza significa mettersi in proprio, aprire una partita iva, e infilarsi in tutte le beghe amministrative. Non nell’immediato quanto meno. Significa diventare persone che fanno delle proprie competenze uno strumento al servizio delle altre persone, della società.

Questa è la parte più difficile della maratona, la strada si impenna, voi avete ancora il ginocchio che vi brucia e siete a poco più di metà strada. L’ultimo rifornimento di acqua era 2 km fa, il prossimo non si sa. Però lì in mezzo al pubblico che vi segue, spunta un braccio che tiene una borraccia. Sono io. Bisogna vedere se vi sto dando una borraccia piena d’acqua o una vuota. A voi il giudizio.

a presto