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10 – affrontate le situazioni con dignità

rieccomi, sono passati 3 mesi dall’ultimo articolo ma non ho smesso di pensare alle cose che vorrei dirvi, quindi speriamo di ritrovare un po’ di tempo per metterle giù, magari anche in italiano…

Oggi vorrei porre l’attenzione sul fatto che molti di voi, una volta rimasti senza lavoro a 50 anni o giù di lì, vuoi per orgoglio, vuoi per uno status sociale acquisito con fatica e sacrifici, non sono disposti a scegliere opportunità di lavoro troppo degradanti (a loro avviso) per la professionalità raggiunta.

E’ un ragionamento che ammetto ma non concedo. Capisco benissimo la situazione, succede anche a me. Prima mi occupavo di qualsiasi aspetto informatico di un cliente, gli tiravo i cavi in casa, gli cambiavo le prese a muro, gli spolveravo il pc con il compressore, gli pulivo lo schermo del pc con lo sgrassatore, e facevo ogni tipo di lavoretto a latere. Ora se posso cerco di demandare queste cose per occuparmi di situazioni più professionali: riunioni col cliente, meeting, pianificazioni, etc…

Si, ma l’altro giorno ero nella bottega di un mio cliente a spelargli i cavi del telefono e ad arrampicarmi su una scala per sistemargli la borchia della Telecom… insomma sporcarsi le mani non è mai un segno di svilimento della propria professionalità, in quanto la professionalità si dimostra anche nei lavori più “umili” e faticosi.

Certo, tutti vorremmo trovare un impiego da manager con 4 cellulari, pianta di ficus, 2 segretarie in topless e autista omosessuale (cit.), però il convento attualmente passa ben poco e bisogna sul serio ACCONTENTARSI, pur di rimanere operativi.

solitudine_del_lavoro

Lo star fermi è logorante più di qualsiasi altra cosa, quindi PRENDETE IL PRIMO LAVORO CHE VI VIENE PROPOSTO, anche se vi sembra non all’altezza della vostra professionalità! Per cambiare c’è tempo, bisogna capire che nella vita ci sono periodi in cui le cose vanno bene (e si pensa che potranno solo migliorare) e periodi in cui le cose vanno male (e possono solo peggiorare). Quindi bisogna invertire prima possibile lo spin che stanno prendendo le cose.

Mio padre dopo aver storto il naso ad impieghi che non rispecchiavano il suo alto profilo professionale, è “finito” a spingere i carrelli, ma al punto in cui era arrivato ormai non andava più comunque bene a causa dell’età che era già arrivata a 55 anni.

Quando uno può scegliere è bene ed intelligente che scelga il lavoro migliore, meglio retribuito, di più altro profilo… peccato che non sia la vostra situazione. Non vergognatevi ed assumete il primo posto che vi viene proposto. Per cambiare, il tempo c’è sempre.

9 – i vostri contatti, la vostra forza – parte 2

rieccomi qua, buon anno.
vorrei riprendere il tema dei contatti, ma visto da un’altra prospettiva.
Nell’articolo precedente scrivevo dei contatti come di una possibilità per pubblicizzare voi stessi, di una forza a vostra disposizione.
Da un altro punto di vista, invece, i contatti sono una vostra arma della quale beneficierà il vostro cliente.

contatti
Fare rete. Vi è familiare come frase? Fare rete vuol dire creare delle connessioni tra professionisti, tenute insieme da rapporti di fiducia e di lavoro.
Mi spiego meglio: nell’arco della vostra vita avete sicuramente conosciuto ed avuto a che fare con molte persone e molte aziende. Se un vostro ipotetico cliente avesse bisogno di fare un determinato lavoro (che non c’entra per forza con il vostro tipo di lavoro) voi fino a che punto sareste in grado di fornirgli dei fornitori di fiducia?

Due esempi pratici:
– 22 dicembre 2015. Un mio cliente con il quale stavo chiaccherando si lamenta del fatto che ha delle consegne per fine anno, che i suoi fornitori sono andati in vacanza e che non gli danno i prodotti per fine anno. Ha delle scadenze irrevocabili, pena spese per penali etc etc… in pratica doveva andare a ritirare del metallo da un fornitore, farlo lavorare ad un altro fornitore, portarlo in sede, montarlo e spedirlo entro il 31. Impossibile con i fornitori chiusi… Prendo il telefono, era l’ora di pranzo o poco dopo, faccio una telefonata ad un mio cliente il quale, dati i buoni rapporti, ci dà appuntamento nel pomeriggio.

Ore 16,30: arriviamo dal mio cliente, spieghiamo il problema. Questo ci dice che il taglio che andrebbe fatto lui con le sue macchine non può farlo perché rischierebbe di rovinare i macchinari ma, visti i buoni rapporti con me, si sarebbe impegnato per trovare una soluzione. Nel frattempo mi viene in mente che un mio ex-cliente forse potrebbe fare al caso nostro. Ci spostiamo di un paio di km per andare dal mio ex-cliente.

Ore 17,05: suono al citofono del mio ex cliente che quasi non mi riconosce, ci salutiamo e presentiamo il problema. Ci dice che è meglio andare da un fabbro che conosce e che lui quel tipo di lavoro lo farebbe ma ci costerebbe troppo. Prima di uscire mi fa “teh, ma dove sei finito? ridammi il numero che me lo sono perso! è passato di qua uno a fare il tuo lavoro ma mi sa che eri meglio tu…” incasso il complimento e lascio il numero (cavolo, l’importanza di andare a trovare i clienti….)

Ore 17,30 del 22 dicembre, buio pesto. Citofoniamo al fabbro amico del mio ex cliente, ci facciamo presentare come amici di amici, ci accoglie senza fare storie e gli commissioniamo il lavoro, venuto pronto per il 24 mattina. 28, 29 e 30 rimangono per assemblare e consegnare. Come fare senza personale? Prendo il telefono, chiamo una persona che so essere un gran lavoratore, gli dico che mi serve un favore (retribuito). Si presenta il 28, 29 e 30 e si spara 12 ore al giorno per terminare la consegna. il 31 mattina il mio cliente consegna la merce. Missione compiuta.

Guadagno mio? Zero… però il mio cliente sa che può fidarsi di me, ho fatto lavorare una persona, una ditta e ho riallacciato i rapporti con un cliente che pensavo essere perso. Non solo, il 24 mi chiama il cliente dal quale siamo andati per primo e mi dice che se volevo potevamo fare delle prove da lui, l’ho ringraziato per la disponibilità e la cortesia ma per fortuna avevamo risolto senza disturbarlo. Sarà per la prossima volta!

Secondo caso pratico: ieri ero da un cliente che fa l’odontotecnico. In pratica costruisce i denti, gli impianti, etc… Parlando del più e del meno mi dice che deve comprare uno scanner 3d (un giocattolo da 15-20 mila euro). Guarda caso ho giusto un paio di clienti che fanno lo stesso lavoro ed hanno degli scanner di seconda mano che non usano più. Mi metto in contatto con il primo, richiedo una quotazione e giro il numero del mio cliente.
Della serie: mettetevi d’accordo voi, io non ci voglio guadagnare. (sbagliato…)
Non so se poi andrà in porto la trattativa, non so se mi regaleranno una bottiglia di buon vino a fine anno, ho solo cercato di creare delle connessioni tra persone tenute insieme dalla fiducia reciproca tra me e i miei clienti.

Venendo a noi, penso sia chiaro come dovreste rendervi utili ai vostri clienti. Siate propositivi, cercate di mettere a frutto i vostri contatti per fornire dei servizi ai vostri clienti, fategli capire che non siete solamente il loro fabbro o imbianchino o elettricista o contabile. Siete delle figure di riferimento. SIATE delle figure di riferimento.
Fate sì che i vostri clienti diventino anche i vostri fornitori e viceversa. (con le opportune precauzioni, che vedremo)
per oggi penso basti così. buona notte.

8 – i vostri contatti, la vostra forza – parte 1

scusate innanzitutto, mi sono un po’ perso per strada… riprendiamo il filo del discorso.
nel precedente articolo, risalente a circa 2 mesi fa, vi chiedevo di cambiare mentalità, vi esortavo a rinnovarvi e ad affrontare il problema di trovare un lavoro da un altro punto di vista, ovvero a pezzetti.
Mi spiego meglio: non dovete cercare un lavoro che vi riporti allo status quo, che vi faccia guadagnare esattamente quanto prima.
E’ inutile e infantile solo pensare di poter ottenere una collocazione economicamente identica alla precedente, alla vostra età.

retedicontatti

Il punto è che dovete trovare una serie di servizi che uniti insieme formino la vostra figura professionale ed allo stesso tempo, piano piano, vi garantiscano la famosa e tanto ambita indipendenza economica.
Per fare questo avete bisogno di una cosa fondamentale: i contatti.
Al mondo d’oggi (e in Italia soprattutto) se non si conosce nessuno non ci si procura nessun lavoro. Senza scadere nei soliti luoghi comuni, che l’Italia è il paese dei raccomandati, etc etc… più semplicemente se io non conosco prima chi mi fa un lavoro difficilmente glielo faccio fare.
A meno che ovviamente non sono costretto dal fatto che non conosco nessuno in grado di fare un determinato lavoro.

Se non conosco nessuno direttamente chiedo in giro e solo all’ultimo mi rivolgeró ad internet o alle pagine gialle (ma esistono ancora?).
Noi italiani siamo per natura diffidenti, e siamo diffidenti in entrambe le direzioni: cliente verso fornitore e viceversa.
Quando invece c’è di mezzo un tramite, che può essere anche solo una mezza conoscenza che ci accomuna, allora molte barriere vengono istintivamente eliminate.
Il cliente “pensa” che il suo contatto gli faccia da garante sulla qualità ed onestà del fornitore e questi, ricevendo un nuovo cliente dal suo contatto sarà più flessibile sul pagamento o sul prezzo.
Ovviamente, come in tutte le cose, sarebbe stupido generalizzare.. Bisogna sempre tenere gli occhi aperti (cliente e fornitore) perché il nostro comune contatto di fatto non garantisce un bel niente, altrimenti sarebbe un agente e prenderebbe dei soldi per questo, ma questo è un altro discorso.
Riassumendo e traslando questo discorso sul vostro bisogno attuale: cercate di far passare presso i vostri contatti il messaggio che vi state strutturando per fornire un certo tipo di servizio. Siete dei geometri? State aprendo un ufficio tecnico. Siete degli autisti? State per acquistare un furgone per fare delle consegne. Siete dei ragionieri? State per creare uno studio per la consulenza fiscale o semplicemente state avviando un’attività di consulenza fiscale presso terzi. Insomma, anche a costo di “gonfiare” un po’ la realtà, fate capire ai vostri contatti che potete essere utili a loro, ma non che cercate da loro un lavoro.
Le aziende, le persone, hanno bisogno di sicurezza. Per sicurezza intendo che hanno bisogno che qualcuno risolva loro dei problemi. Se voi andate a chiedere un lavoro state aggiungendo un problema. Se voi gli offrite la vostra capacità state portando una soluzione. Chiaro? Buon anno.

7 – cambiare mentalità

La situazione è questa: non si sa come, o forse lo sapevate già da un po’ ma avete sperato nel lieto fine, ma siete rimasti a piedi, fuori, sulla strada.

Tutto ciò nonostante il vostro sicuramente importante bagaglio culturale, la vostra esperienza, la vostra professionalità. D’altronde quando il management decide di chiudere o di ridurre il personale, l’unico obiettivo è quello di tagliare i costi. La professionalità e l’esperienza, la serietà e tutte le virtù che potete possedere non contano più molto di fronte al dio denaro. Di conseguenza, vale la regola che più siete in alto, più è facile cadere giù. E’ normale.

Adesso che siete a casa e cercate una ricollocazione avete rispolverato il vostro curriculum, se mai ne avevate fatto uno, e avete iniziato a mandarlo un po’ ovunque, sperando che in giro ci sia un’azienda che non stava cercando nessun altro se non voi, proprio voi, assolutamente e nient’altro che voi.

OK, Babbo Natale non esiste, lo sapete bene. Siete circa un milione e tutti più o meno con un bagaglio di esperienza simile, questo perché siete una generazione cresciuta più o meno con lo stesso livello di istruzione. Avete studiato ragioneria, il liceo scientifico al tempo non era ancora così di moda, lo facevano solo i figli dei papà, quelli che adesso hanno una laurea in scienze politiche e si fanno ancora mantenere dai genitori. Siete andati in scuole professionalizzanti perché negli anni ’70 / ’80 l’economia se li fagocitava, quelli come voi.

Dovete capire una cosa: quell’era è finita. Per fare un paragone, è come se foste su un treno, siete entrati in galleria e ci siete rimasti dentro per vent’anni. Adesso ne siete usciti, ma nel frattempo le cose sono cambiate e il paesaggio si è modificato. Voi però avete visto solo il muro della galleria in questi venti anni, e non avete idea di come si è modificato il mondo in quel lasso di tempo. Ora il treno si è fermato appena fuori dalla galleria. Tutti giù, si prosegue solo a piedi.

Molti di voi a questo punto aspetteranno che passi un altro treno a prenderli, ma non hanno capito che il treno è al capolinea, bisogna andare avanti con altri mezzi. Volete stare in stazione ad aspettare che costruiscano una nuova linea ferroviaria solo per voi o iniziare ad incamminarvi? O magari costruirvi un mezzo tutto vostro?

Per tornare a voi, a noi: il sistema che vi ha tenuto in galleria, quindi protetti, in questi anni non c’è più. Ora le regole sono cambiate, il curriculum (secondo me) è un elemento superato nella ricerca del lavoro. Certo, porta via poco tempo scriverlo, potete sempre utilizzarlo, ma non deve essere l’unico strumento nella ricerca di un nuovo lavoro.

Nella mia vita ho consegnato due curriculum. Uno al Bennet di Cantù e uno all’Expert di Meda. Mi hanno preso in entrambi i casi, ma non grazie al curriculum. Sono andato a parlarci e gli ho fatto capire nel primo caso che avevo bisogno di soldi, nel secondo che ero più utile io a loro che loro a me. Ma questa è un’altra storia, è stato 15 anni fa. Adesso non mi prenderebbero più, sono già troppo vecchio.

Veniamo al punto: dovete cambiare il punto di vista dal quale si affronta il problema. E per fare questo dovete cambiare voi stessi. Dovete rimettere in discussione tutto ciò che sapete, perché nonostante tutta la vostra esperienza, siete in mezzo alla strada. Dovete ricrearvi un bagaglio di conoscenze, anche di base, ma relative al mondo attuale. Dovete farvi un giro fuori dalla stazione ed esplorare il mondo che vi circonda.

Dovete capire che il lavoro non vi pioverà più dal cielo, ve lo dovete trovare da soli. La notizia buona è che il vostro bagaglio di conoscenze e di esperienza maturato negli anni potrebbe essere il vostro quid in più per potervi svangare. Cambiate mentalità, vi prego! Se aveste avuto delle conoscenze vi sareste già trovati un nuovo lavoro, invece no! Quindi se siete giunti qui è perché un problema lo avete! Ve lo scrivo con il cuore, la vostra vita non sarà più come quella che è stata nei vostri ultimi 20 anni! E’ come quando non avevate figli che vi dicevano “vedrai, un figlio di cambia la vita” e voi non ci credevate (neanche io). Poi vi siete resi conto che effettivamente avevano ragione. Perdere il lavoro a 50 anni vi cambia la vita eccome! Vi costringe a reinventarvi, a ripensare a tutto ciò che vi ha portato a questo punto nella situazione in cui siete ora. E ripeto, se siete qui a leggere queste righe è perché state vivendo questo problema. Negarlo sarebbe come andare alla Alcolisti Anonimi e dire “no ma io non bevo, sono venuto solo qui a vedere chi c’era”.

Torniamo un attimo sul filo del discorso, poi vi lascio in pace per oggi. Il lavoro inteso come lo intendete non esiste più, almeno non per voi. Questo ormai dovrebbe essere chiaro. Quale soluzione rimane? Io dico la mia, ognuno ha la sua idea ma questa è la mia: cercate, inizialmente, anche calcolando le vostre uscite mensili (vedi articolo precedente) di raggiungere la sufficienza economica. Questo deve essere il vostro punto di partenza.

Come? Lo vediamo strada facendo.

6 – controllare le spese

Mi accorgo che moltissime persone, anche coloro che hanno un lavoro e quindi uno stipendio, non sanno assolutamente quanto spendono mediamente al mese. Questo li porta ad una situazione in cui ogni spesa imprevista (imprevista per loro) li mette nel panico.

Quando avevo 17 anni lavoravo in un negozietto di computer e facevo mediamente 3 ore al giorno di lavoro al pomeriggio. Prendevo 180 – 200 euro al mese. Allora, siccome era l’unica mia entrata, dovevo capitalizzarla al massimo. Così, su un foglietto di carta, mi segnavo ogni volta che tiravo fuori qualche euro. Alla fine dell’anno avevo esattamente la situazione contabile. Certo, non avevo decine di movimenti al giorno, però di contro dovevo poi farmi tutti i conti a mano. Adesso esistono applicazioni per il controllo del bilancio familiare o molto banalmente app che fanno da blocco note per segnarsi le spese.

Ecco, cercate di farlo anche voi, specie adesso che le entrate sono diminuite o sono cessate del tutto. Non voler guardare quanto in famiglia vi esce al mese non serve a niente. Affrontare la realtà dei fatti è sì, frustrante, ma più avrete un’idea precisa di quanto vi costa vivere più riuscirete a restare a galla.

Vi propongo un elenco di voci di costo. Alcuni sembrano una tantum ma non lo sono. Se cambiate auto ogni 10 anni per esempio, questa per voi avrà comunque un costo “mensile”. Vuoi per il finanziamento in atto, vuoi perché comunque nell’arco di 10 anni dovrete cambiarla.

  • affitto di casa / mutuo
  • condominio
  • gas
  • luce
  • acqua
  • internet
  • telefonino
  • assicurazione auto
  • tassa rifiuti
  • assicurazione casa
  • bollo auto
  • carburante
  • sigarette / tabacchi
  • sky / mediaset
  • telefonino
  • computer
  • auto
  • telepass / autostrada
  • dentista
  • vestiti
  • spesa supermercato
  • barbiere / parrucchiere
  • cena fuori / colazioni fuori
  • vacanze
  • finanziamenti in atto
  • carte di credito

poi, chi ha la partita iva, deve considerare anche almeno queste voci:

  • INPS
  • contributo commercianti
  • commercialista

e non sto considerando i costi di gestione dell’attività, ovvero auto / furgone aziendale, etc… altrimenti verrebbe fuori un altro elenco quasi identico a quello sopra.

come vedete ho messo anche voci apparentemente non mensili, come computer, auto, dentista, vestiti, barbiere, vacanze. Vi faccio questo esempio: se andate dal dentista una volta all’anno per la pulizia o per un controllo, spendete 80 / 100 euro. Bene, per me sono 8 euro al mese. Se cambiate le scarpe una volta all’anno, spendete 50 / 60 euro? Per me sono 5 euro al mese. E così via. Più elementi inserite in questo elenco, meno sorprese avrete.

Prendete delle buste, scriveteci sopra queste voci, mettete i rispettivi soldi dentro quelle buste ogni mese. Se ci riuscite siete degli eroi, io lo ho fatto per circa un anno e quando mi arrivava il bollo auto o l’assicurazione, prendevo la busta e pagavo coi soldi della busta. Figata vero? Poi ci vuole costanza, cosa che a me manca. Ma a gennaio ricomincio. Se toglierete i soldi da quelle buste per fare altro vuol dire che dovrete per forza di cose rinunciare a qualcosa.

Fate bene i conti di quanto vi esce e di quanto vi entra. Io mi sono accorto che facendo la spesa presso un supermercato piuttosto che un altro andavo ad abbattere le spese dai 100 alla settimana ai 150 – 200 al mese. Si certo tutti vorremmo comprare la carne di prima scelta e il pesce fresco, sono d’accordo. Ma si può sempre diminuire la frequenza con la quale si fanno queste cose.

Pianificate la spesa al supermercato. Quando si sta bene economicamente, si buttano anche via un sacco di cibi scaduti, pane secco, salumi lasciati aperti, formaggi un po’ induriti o con un po’ di muffa. Pianificate la spesa in base ai giorni della settimana, non buttate via il cibo.

Controllate la vostra auto, potrebbe essere che per ciò che fate sia troppo grossa o vi faccia spendere troppo. Potreste addirittura valutare di cambiarla prima che le finanziarie si accorgano che siete senza lavoro. Io avevo un’Audi A4 Avant del 2000, 1.9 TDI. Mi piange ancora il cuore se ci penso, che gran macchina… Però ormai era tutta scassata, consumava un sacco, beveva olio, ne aveva sempre una. Mi sono preso un pandino van a gas, e praticamente facendo i conti, il costo mensile di mantenimento dell’Audi + carburante è uguale o di poco inferiore a quanto pago di rata + carburante della Panda. Morale: auto nuova, stessi soldi che escono. Senza considerare che avrei dovuto comunque cambiare auto prima o poi.

Siate elastici. La vita non va sempre migliorando, ci sono periodi anche lunghi in cui si può vivere nel benessere, periodi in cui bisogna ridurre le proprie pretese. Quando mio padre mi parlava degli anni ’80 (lui aveva l’età che ho io ora e io ero lì per nascere) mi diceva che aveva sempre 600 – 700 mila lire in tasca. Certo, l’inflazione era al 16%, i soldi ti si consumavano in tasca, quindi dovevi spenderli prima che si svalutassero. Noi siamo stati per vent’anni quasi su uno standard di vita da medio borghese, e 20 anni sono tantissimi. Poi le cose sono andate peggiorando, gli anni peggiori sono stati tra il 2008 e il 2009. Ma poi piano piano ci si è riadattati al nuovo regime, e con i soldi che prima non ci sarebbero mai bastati siamo arrivati quasi sempre a fine mese. Che fatica però.

alla prossima