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15 – le criptovalute

“…per me… le criptovalute… sono una cagata pazzesca!” [92 minuti di applausi!!!] (cit.)

“…quando una cosa la senti al telegiornale, vuol dire che è già passata di moda” (cit. mia)

Lo so, vi stavate chiedendo come mai non avessi ancora parlato anche io di criptovalute ed eccovi accontentati!

Non pensate però che qui vi spiegherò come funzionano, come farci i soldi, o trucchetti per guadagnare, semplicemente perché le criptovalute attuali non hanno ancora a vedere con le vere criptovalute che sostituiranno di qui ai prossimi 10 anni la circolazione di denaro frusciante.

Quelle che vediamo adesso in giro, Bitcoin, Etherium, e varie, sono solo delle prove generali per la grande trasformazione che avverrà nel giro, appunto, di un decennio.

Ovviamente, come ho scritto nell’articolo precedente, per ogni valuta che è esplosa, ce ne sono state 100 che si sono fermate ancora prima di nascere. Ci sono stati investimenti milionari (milioni di soldi veri, non di criptovalute) per far partire progetti come Bitcoin e far si che a distanza di 10 anni dalla sua creazione, se ne parli così tanto.

Molti della vostra generazione mi hanno chiesto, dato che sono un hacker, informatico, e che “sicuramente me ne intendo di ‘ste cose”, cosa fossero le criptovalute e se aveva senso investirci sopra.

La risposta da parte mia è stata quasi sempre quella che vedete in prima riga. Ovviamente provocatorio, so benissimo che le criptovalute sono una realtà con la quale bisognerà fare i conti da qui a breve, ma ahimé ormai il sistema è già chiuso ai non addetti al lavoro.

Mi spiego meglio: il numero di criptovalute e il numero dei “gettoni” della singola criptovaluta sono limitati. Per generare questi gettoni occorrono delle potenze di calcolo enormi e più se ne creano più potenza servirebbe. Va da sé che in tutte le valute esiste un limite asintotico per la generazione delle stesse. Raggiunto quel limite, la criptovaluta diventa una moneta come le altre, gestita come le altre.

Da cosa nasce allora l’interesse verso queste monete? Beh ovviamente dal fatto che vi hanno raccontato che le potete MINARE. Oh ma che bello siamo tornati alla favola di Pinocchio dove ti facevano seppellire le monete nella terra e domani ti cresce la pianta di monete!

E’ vero, si possono minare, ovvero si può contribuire, in cambio di una parte di queste monete, a gestire il sistema di transazioni e di scambio di queste monete, utilizzando il proprio pc.

Fermi tutti. Non il proprio pc, ma un pc CREATO APPOSTA e dal costo ci circa 2000 – 6000 euro, che scalda come un fornetto e che, nella migliore delle ipotesi, può fornirvi circa 30 euro al giorno, ATTUALMENTE.

Aspetta, rivediamo bene i conti: io spendo 2000 euro adesso, faccio 25 euro al giorno (immaginiamo al netto del costo dell’energia!!!), quindi in 80 giorni ho recuperato il mio investimento? Non male! Se non fosse che vengo però pagato nella valuta che sto minando, che il pc me lo devo costruire se non voglio spendere molto di più, se non fosse che ci sono mille inconvenienti che vanno gestiti.

E qui dico la seconda frase in alto, se ne parla un telegiornale, la moda è già passsata.

Sono ormai abituato a sentire pochissimo il telegiornale, quindi quando mi hanno detto che “ne avevano parlato al telegiornale” ho capito che ormai quel poco di riservatezza che ancora poteva avere questo mondo era andato a farsi benedire.

Bene, la realtà a mio avviso è questa. Investire 2000 euro nella migliore delle ipotesi per avere un ROI a 80 giorni e poi 20 euro di guadagno al giorno “senza fare niente” (mica proprio vero) è un rischio che IO, che potrei procurarmi tutto a prezzi da rivenditore, che ho la struttura per tenere accese anche 20 macchine, NON FAREI.

Perché? Perché il mondo cambia, l’hardware invecchia, le stesse criptovalute con le quali verreste pagati possono valere più o meno soldi “veri”, quindi se vi pagassero sempre 1 gettone al giorno, voi vorreste sapere quanto vale questo gettone! Se vale 1 euro non ha senso, se ne vale 1000 cavolo lo faccio subito!

L’altro lato della criptovaluta è l’investimento puro. Compro Bitcoin, vendo Euro e cosi via. Ma quello è trading e se non lo sapete fare non fatelo, semplice. Anzi, imparatelo, provate con i portafogli virtuali e studiatelo, se il mondo del trading vi appassiona.

Il mondo delle criptovalute è in continua evoluzione. Io personalmente ne ho sentito parlare la prima volta nel 2013, perché ad un mio cliente che aveva preso un Criptolocker gli era stato chiesto il riscatto dei dati da pagare tramite Bitcoin. Ma se nel 2013 la moneta era già matura, figuratevi adesso che ne parlano persino i telegiornali!

Chi si è fatto veramente i soldi è stato chi, per culo, ha comprato i Bitcoin quando valevano 20 centesimi e adesso valgono 200 euro, ma è lo stesso culo di chi ha comprato le azioni di Tiscali quando si è quotata in borsa, lo stesso culo di chi ha venduto le azioni Parmalat prima che fallisse, e cosi via.

p.s. questo articolo non è e non vuole essere una trattazione sulle criptovalute, è solo uno spunto per farvi notare come il mondo cambi in continuazione, come sia fuggevole la ricchezza e come bisogna leggere e studiare e documentarsi approfonditamente per capire la vera natura delle cose che ci circondano.

a presto

p.p.s se volete sapere davvero qualcosa di più, leggete qui

https://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin

https://it.wikipedia.org/wiki/Criptovaluta

14 – la (mia) teoria dei pop corn

L’altro giorno stavo cercando di spiegare ad un amico, un 50 enne o giù di lì, che si lamentava del fatto che il tale ragazzino o il tale signor nessuno fosse diventato milionario, magari acquistando azioni della AirBnB, o comprando BitCoin, o per aver creato cosine come Whatsapp e così via.
In effetti quando qualcuno pensa, ad esempio, a Whatsapp o ad AirBnB, al fatto che siano stati ideati e progettati nella stanza di un college o dentro un appartamento sfigato abitato da studenti senza soldi viene istintivo pensare “ma perché diavolo non ci ho pensato io?”
Prima di tutto occorre fare chiarezza sul come vanno veramente le cose.
Avevo già spiegato qualche articolo fa che le cose non nascono per caso. Spesso dietro ci sono investimenti milionari e noi vediamo solo il prodotto quando è “finito”. Facebook è nato nel 2004 e in Italia se ne è sentito parlare solo verso il 2007 / 2008. Stessa cosa dicasi per Whatsapp e altre realtà che attualmente sono per noi scontate e che hanno avuto spesso un percorso tortuoso prima di arrivare alla nostra quotidianità.
Seconda cosa, la maggior parte delle aziende 2.0, ovvero i vari Facebook, Google, Youtube, Microsoft, Apple, sono nate da stanze di college (che non sono proprio economici) e da studenti che potevano permettersi di dedicarsi a dei progetti senza distrazioni e all’interno di contesti in pieno fermento come, appunto, i college americani.
Ma ciò che volevo sottolineare a voi, come al mio amico 50 enne era soprattutto il fatto che per ogni Microsoft che nasce o Google o Whatsapp che sia, ci sono cento idee simili naufragate, spesso proprio di proprietà di chi poi ha fatto centro. Bill Gates stesso affermava che preferiva assumere persone che avevano avuto a che fare con il fallimento di società, perché il fallimento spinge le persone a farsi delle domande ed a trovare delle soluzioni, con però la consapevolezza dei motivi per cui una cosa è andata storta.
Eclatante è il caso della Traf-O-Data, la prima società creata da Bill Gates la quale non ebbe proprio un grande successo. Qui trovate la sua breve storia.
Dai fallimenti si viene fuori più forti e consapevoli, e nessuno può pensare di non fallire mai almeno una volta nella vita.

Ma, direte voi, che diavolo c’entrano i pop corn con questo discorso?

L’esempio che ho fatto al mio amico di mezza età è stato questo: immagina che la tua vita sia una padella piena di semi di mais. Ad un certo punto accendi il fuoco, e per i primi minuti sembra non succedere niente. I semi rimangono immobili. Ad un certo punto senti il primo scoppiettio e il primo seme diventa un pop corn. Poi, a seguire, tutti gli altri (non tutti!) diventano il tuo ambito spuntino pomeridiano. Alla fine raccogli i popcorn “esplosi” e quelli rimasti inesplosi nella padella li butti. Penso che abbiate già capito che i popcorn esplosi possono a buon diritto rappresentare le opportunità che abbiamo saputo cogliere e che sono diventate delle realtà, mentre tutti i semini rimasti sul fondo della padella sono quelle prove, fallimenti, opportunità mancate che non sono esplose o perché mancava il tempo o perché non hanno avuto lo spazio necessario, o solo per casualità.
Non possiamo sapere, quando versiamo i semi nella padella ancora fredda, quali saranno i semi che non esploderanno e quali diventeranno pop corn, possiamo solo accendere il fornello ed aspettare. Non possiamo sapere quali opportunità si trasformeranno in realtà e quali no. Ma soprattutto non possiamo spegnere il fuoco finché non avremo una quantità sufficiente di pop corn da mangiare, altrimenti non avremo ottenuto niente, solo chicchi di mais caldi inesplosi.
Finché la padella non sarà abbastanza calda da far esplodere i primi chicci di mais dovremo impegnarci però affinché il fuoco rimanga acceso.

Io stesso mi accorgo nel mio piccolo di quanti progetti faccio e quanti me ne vanno male.
Ho cambiato 4 uffici in 4 anni, ogni volta c’era qualcosa di sbagliato, e ogni volta correggevo sempre di più il tiro, fino ad arrivare (spero) al mio ultimo rifugio che soddisfa tutte le mie esigenze.

Ho in mente almeno 10 progetti dei quali riuscirò ad iniziarne forse 5 e dei quali ne andranno veramente in porto forse 2, ma gli altri nel morire mi avranno fatto crescere ed imparare di sicuro qualcosa in più che non averli mai intrapresi.

Non abbiate paura di sbagliare, mantenete il fuoco acceso e vedrete che la vostra padella si riempirà di gustoso pop corn.

p.s. Nel corso di una delle mie ricerche su internet sono approdato a questa pagina, http://nonvogliolavorare.it/tutti-i-business-in-cui-ho-fallito/, nel cui autore un po’ mi immedesimo. Devo ammettere che mi ha fatto sorridere per l’autoirona con la quale scrive; penso che la pensi un po’ come me su molti temi, per cui se volete dare un’occhiata al suo sito fate pure!

13 – VENDIMI. QUESTA. PENNA.

Sono un medio appassionato di film. Non sono un cinefilo e mi dimentico spesso i nomi degli attori, ma alcuni film mi rimangono in testa e cambiano (non radicalmente, grazie a Dio) il modo con cui cerco di interpretare il mondo che ci circonda. Non sono né un cospirazionista né un boccalone.

Presto vi farò avere una lista dei 10, 20 (o 34, perché no?) film che bisogna aver visto almeno una volta nella vita, e dai quali bisogna trarre insegnamento. Non parlo di Titanic o Avatar, parlo di film che fanno PENSARE; film che attivano il CERVELLO, per chi ne ha uno, ovvio.
Ci saranno molti cartoni animati, vi avverto. E probabilmente saranno i più importanti, perché nell’animazione grafica si possono esprimere concetti con più libertà che non ricorrendo a degli attori in carne ed ossa.

Comunque, torniamo al titolo di questo articolo.

VENDIMI. QUESTA. PENNA.

Per chi non trova un significato in questa frase devo fare la dovuta premessa. Martin Scorsese, nel 2013, produce un film che narra la vita di uno dei personaggi più contradditori della storia dell’economia e finanza americana, Jordan Belfort. Il film si intitola The Wolf of Wall Street, letteralmente Il Lupo di Wall Street, la sede della borsa di New York.

Ci sono veramente moltissimi spunti che si possono trarre da questo film, a mio giudizio uno dei più ben fatti degli ultimi anni. La storia ovviamente non è originale, in quanto racconta appunto la vita di un uomo vero, ma la capacità narrativa del regista e la recitazione di Di Caprio hanno reso il film a mio giudizio, un vero capolavoro. Per i perbenisti, è pieno zeppo di parolacce. Viene ripetuta per più di 500 volte la parola “fottere”, e non è un caso.

Detto questo, la scena che più mi ha colpito del film è stata quella in cui il giovane Jordan Belfort (Di Caprio) chiede ad uno dei suoi amici di entrare a lavorare con lui, chiedendogli appunto di Vendergli Una Penna, porgendogliene una. Questo la guarda, e dice a Jordan: “mi scrivi il tuo nome sul tovagliolo?” Jordan risponde: “non ho una penna”. E l’altro “eccola, basta chiedere”. Venduta.

Trovate il filmato su youtube a questo indirizzo.

Dietro a questa scena si nasconde (mica tanto) una delle regole fondamentali della vendita.

CREARE. IL. BISOGNO.

Quando voi create nel vostro interlocutore (datore di lavoro o cliente) il bisogno di avere i vostri servizi, sarà proprio il vostro datore di lavoro o cliente a chiedervi la penna.

Non esiste un’idea più forte di quella generata da sé stessi.

Cito un altro film, Inception. Sempre Di Caprio come attore principale. Guardatevi questa scena a questa pagina. “Se io le dico di non pensare agli Elefanti, lei a cosa pensa?” “Agli Elefanti”

Se voi create nel vostro interlocutore l’esigenza che devono avere bisogno di voi, avrete sovvertito il dualismo “datore di lavoro” contro “dipendente” a vostro favore. I miei clienti mi chiamano perché hanno bisogno di me, e non perché sono il più bravo o il più economico (non sono né l’uno né l’altro), ma perché ho creato in loro la necessità di aver bisogno di me, in senso positivo ovviamente!

Vedono in me una persona innanzitutto onesta e di cui si possono fidare, e sanno di poter scaricare le loro responsabilità o problemi su di me, in quanto non devono più preoccuparsi di gestire alcuni aspetti del loro lavoro, in quanto ci sono io a gestirglieli. Da qui nasce in loro la necessità di avere una persona di fiducia che alleggerisca il loro carico di responsabilità.

Quando un mio cliente deve cambiare i sistemi, aggiornare un server, cambiare un gestionale o prendere delle decisioni sulle quali io sono esperto, il più delle volte la riunione si conclude con la frase “ok pensaci tu, tanto mi fido (o tanto non ne capisco niente, ma comunque mi fido)”.

Diventate le persone di fiducia dei vostri clienti o dei vostri datori di lavoro, proponetevi come persone che risolvono problemi, non come persone in cerca di un traghetto per la pensione. Siate propositivi e fatevi carico delle responsabilità dei vostri clienti.

Siate la penna che i vostri clienti non sanno di stare cercando.

12 – diffidate da soluzioni troppo facili o troppo difficili da realizzare

ho appena compiuto 33 anni e so che già devo fare i primi bilanci della mia vita. Ho una moglie, due figli, molti finanziamenti, tante scadenze, infiniti problemi da risolvere ogni giorno (piccoli e grandi), ma ancora il fisico che mi regge, la salute che non mi abbandona e tante energie da spendere.

Mi sento fortunato
innanzitutto perché sono arrivato a fare il mio lavoro per caso e assecondando una mia passione, ma anche perché credendoci fino in fondo e rischiando su di esso moltissime energie ho raggiunto una “specie” di indipendenza economica ormai da 8 anni. Per indipendenza economica intendo mantenere una famiglia senza ricorrere all’aiuto dei genitori o parenti. Banche, istituti di credito, fisco e tutto il resto sono esclusi.

Tutti i problemi che affronto ogni giorno fanno ormai parte della mia vita e riempiono le mie giornate
. Se non ci fossero mi sentirei angosciato dal non fare nulla, se fossero di più probabilmente mi verrebbe un esaurimento nervoso, ma per ora tengono la “pentola a pressione” del mio cervello in pressione, appunto. E va bene così, ma solo se l’obiettivo finale è quello di arrivare ad una qualità di vita migliore con uno sforzo minore, o “diverso”. E come “dead line” mi sono dato i 40 anni.
Questa lunga premessa-sfogo dovrebbe servire a farvi capire, cari 50 enni e non, che non esiste una attività che, iniziata, porta subito ad essere autonomi, economicamente indipendenti, liberi dalla schiavitù del posto di lavoro. Servono sempre sacrifici, controlli costanti, verifiche, impegno, e chi più ne ha più ne metta.
Quando leggete su internet la storia del 16 enne che molla tutto e un anno dopo è milionario non pensate che questa persona abbia avuto un’idea così brillante che nessuno aveva avuto ed è diventato come per magia milionario. Dietro ci sono sempre investimenti, pianificazioni, progetti magari tenuti per anni nel cassetto, finanziatori, etc..
Ma noi siamo persone semplici, noi cerchiamo di arrivare a fine mese, giusto? Non ci interessa guadagnare 1 milione di euro all’anno, ci basta (in questo momento) poter pagare tutte le bollette e avere i soldi per comprare le sigarette (smettete di fumare intanto).
Io purtroppo vedo ancora adesso persone, per lo più della vostra età, 50 enni convinti che:
– su internet si fanno i soldi
– i bitcoin sono il futuro
– apro un sito e il giorno dopo mi arrivano nuovi clienti
– esiste un sistema per sbancare il lotto
– vendi cosmetici, creme, diete e diventi ricco
e cosi via
Esistono sicuramente casi di persone divenute famose grazie al web (farò un articolo a parte), di gente arricchita con i bitcoin e di siti che appena aperti hanno sbancato il mercato, ma sono solo pochissime storie di successo rispetto a milioni di tentativi, e per giunta con alle spalle sempre grossi, grossissimi investimenti.
Ne ho sentite veramente di tutti i colori in questi anni: truffe mascherate da opportunità di lavoro, offerte di lavoro al limite del ridicolo che promettono migliaia di euro al mese di guadagno. Purtroppo in periodi economicamente incerti gli “sciacalli sociali”, ovvero coloro che sfruttano i bisogni delle persone di lavorare, trovano terreno fertile. Ti offrono di vendere aspirapolveri, macchine del caffè, case, creme, bitcoin. Chi casca per necessità in queste ragnatele di vendita inizia a propinare questi prodotti (per altro anche di buona qualità, attenzione) ad amici e parenti. Poi, non avendo assolutamente una idea di marketing o di business si perdono nel nulla e alla fine hanno solo arricchito il datore di lavoro che non fa altro che prendere altre persone e ricominciare da una nuova rete di amici e parenti. E’ emblematica, per chi si ricorda, la frase del film di Checco Zalone, “Sole a Catinelle”: – Zalone, hai finito l’entusiasmo? – No, ho finito i parenti. (Farò un articolo anche sui suoi film)
Quale è, allora, l’atteggiamento più corretto da avere di fronte a questa marea di finte soluzioni? Semplice, il segreto sta nel conoscere il fatto che sono soluzioni spesso molto temporanee e con poca prospettiva se non si affrontano con un atteggiamento IMPRENDITORIALE.
Facciamo degli esempi.
Situazione tipo: Trovate un annuncio per venditore di macchine da caffé. Vi presentate, vi danno una macchinetta in dotazione e vi accompagnano dai primi vostri clienti, che sono guarda caso i vostri più stretti parenti / amici. Fate le prime 3 o 4 vendite nel giro di una settimana, raccogliete 600 euro in una settimana e pensate “cavolo, 600 alla settimana sono 2400 al mese”. Sbagliato. Le prime 4 vendite sono quelle a cui puntava il datore di lavoro, e che non avrebbe MAI concluso se non tramite VOI, che siete il vero veicolo di vendita. Sarebbe stato meglio chiedere 100 euro a ognuno delle vostre “vittime” invece che vendergli la maledetta macchinetta del caffè. Ma ormai è fatta…
Atteggiamento più corretto: Trovate un annuncio per venditore di macchine da caffé, vi presentate e vi fate dare la macchina in dotazione. AVETE UNA STRATEGIA DI MARKETING ben definita e valutate quali sono le zone dove poter vendere questa macchinetta del caffé, cercate possibili clienti tramite mailing, social, tramite un sito web, telefonate, decidete voi. Vi tenete gli amici e i parenti come ultima risorsa perché non c’è cosa più odiosa di avere un parente che vuole venderti per forza qualcosa. Intanto che fate maturare i semi che avete piantato cercate altri prodotti da vendere. Ma sapete già che è un lavoro che necessita di una rete di contatti per iniziare e che se foste così bravi da renderla produttiva, potreste applicare il vostro metodo a praticamente qualsiasi prodotto da vendere.
in questo esempio molto semplificato si capisce però già bene che non sono lavori adatti a tutti. Non tutti abbiamo la faccia tosta, il fegato di bombardare la gente con il nostro prodotto, quindi è un tipo di lavoro che mi sento di sconsigliare se non si ha il tipo di atteggiamento giusto.
Quindi, evitate soluzioni che sembrano troppo facili, a meno che non sappiate già in partenza, che sono solo dei palliativi.

Evitate soluzioni disperate, come giocare i gratta e vinci, le lotterie, le macchinette, il lotto, e tutte quelle porcherie che arricchiscono solo il banco, ovvero lo stato. Non serve che vi faccia il conto delle probabilità di vincita, vero? Se esistono da così tanto tempo e continuano a crearne di nuove, EVIDENTEMENTE è perché chi ci guadagna non siete certo voi, no? Servono solo a darvi la speranza di una grossa vincità che non capita praticamente mai e in compenso vi danno in continuazione la frustrazione della sconfitta.

Evitate soluzioni troppo complicate perché non siete dei miliardari che possono buttare via qualche milione per un progetto come voi spendereste un euro per un caffé.

Rimanete con i piedi per terra, sempre!

11 – pianificate pianificate pianificate

….e ancora, pianificate!
In questo periodo pieno di incertezza, in cui è difficile fare dei progetti a lungo termine, ed in cui sembrerebbe inutile fare dei progetti, ebbene proprio in questo periodo bisogna più che mai pia-ni-fi-ca-re !!!
Mi riferisco ai due aspetti della vita quotidiana: la vita privata (famiglia, spese, vita personale in genere) e la vita lavorativa, ovviamente.

Della vita quotidiana ho parlato in questo articolo che prova a dare delle indicazioni di massima su come ottimizzare le uscite (che io puntualmente non seguo, ma vabbé…); della vita lavorativa cercherò di parlarne ora.

Per prima cosa bisogna mettere a fuoco con precisione il proprio obiettivo. In questo caso, nel vostro caso l’obiettivo minimo è semplicemente (si fa per dire) arrivare a coprire almeno l’80% delle spese sostenute nel mese (vedi articolo sulle spese)

Perché 80%? Perché non è realistico immaginare di coprire immediatamente il 100% delle spese, e neanche che si riesca nel corso dell’anno a coprire sempre il 100%, quindi diciamo che in linea di massima, una volta coperta quella percentuale, voi non rischiate di trovarvi con la corrente elettrica staccata od a patire il freddo d’inverno.

Lo so, sembrano ragionamenti da “ultimo sopravvissuto”, ma il mondo è cambiato e ve lo dice uno che ha iniziato a lavorare nel momento in cui migliaia di aziende hanno iniziato a chiudere, e tra mille difficoltà dopo 10 anni è ancora in piedi.

Bisogna accontentarsi
(e non dico di essere rinunciatari, attenzione!) di ciò che il momento storico offre (non fatemi essere volgare) e cercare di raggiungere, anche nudi alla meta, l’indipendenza economica (per alcuni altrimenti detta: pensione) senza ammalarsi o morire prima!

Bene, fissato questo obiettivo minimo, ognuno di voi avrà una quota di euro da racimolare nell’arco del mese. In base al proprio tenore di vita precedente, ai soldi messi da parte, al tipo di rinunce che si possono fare e non fare, ognuno di voi avrà una cifra da raggiungere entro la fine del mese.

A questo punto bisogna semplicemente fare un calcolo per stabilire a quale data si arriverà allo zero assoluto. Intendo, se ho 10mila euro da parte, ne spendo 1500 per le mie spese, ne guadagno 0, a cavallo tra il 6° ed il 7° mese sono in rosso.
Se invece, inizio a guadagnare 100 euro il primo mese, 200 il secondo ed il terzo, 100 il quarto e 400 il quinto e il sesto mese, ed ho pagato l’80% delle spese, sarei dopo 6 mesi a:
10000-(1500*6*0,8)+100+200+200+100+400+400=4200 euro, e potrei andare avanti ancora 5 mesi prima di finire i soldi (guadagnando sempre 400 euro al mese, ovvero meno di un terzo di ciò che mi serve per vivere).

Dove voglio portarvi con questo ragionamento?  Ad un concetto: cercate SUBITO un modo per iniziare a portare a casa anche solo 100 euro al mese. Il come non posso dirvelo perché varia in base a ciò che sapete fare quindi sarebbe stupido dirvi “aprite la partiva iva e fatturate!”, però posso darvi dei consigli di massima su cosa non fare (esperienza personale insegna).

In base poi alle vostre spese mensili ed a quanto avete messo da parte, avrete il termine massimo entro il quale raggiungere la vostra indipendenza economica. Se spendete 3000 euro al mese e avete da parte 100 euro, siete dei pazzi. Se spendete 900 al mese e avete da parte 10000 euro al mese, avete sicuramente più tempo a disposizione, ma non sedetevi sugli allori, il tempo corre.