Non c’è bisogno che spendiate energie preziose, non serve che sottraiate tempo alla ricerca di una nuova collocazione nella società cercando inutilmente di dare la responsabilità di ciò che vi è successo a qualcuno o qualcosa.
La crisi, il capo stronzo, il vostro non-leccare-il-culo, non frega a nessuno. La situazione è questa: siete fuori dai giochi (per ora e per poco, spero). Stavate correndo la vostra maratona e vi hanno fatto uno sgambetto, vi siete sbucciati e siete pure volati un po’ fuori di strada. Non serve mettersi a cercare chi è stato, ma al massimo dove potete aver sbagliato e come potete evitare che vi succeda nuovamente. Ricominciate a correre, magari zoppicando, magari col fiato rotto, ma non andate in cerca di chi vi ha sbattuto fuori.
Troppe persone vivono i primi mesi di disoccupazione nutrendo rancore verso coloro che li hanno estromessi, quasi arresi al fatto che sono dei tapini e saranno sempre vittime dei potenti. I titolari delle aziende, i vostri ex capi sono persone che (mettetevelo bene in testa) hanno anche loro dei figli da piazzare, dei favori da ricambiare, dei mutui da pagare. Certo, il mutuo magari è quello per la casa in Grecia, non del trilocale in cui vivete, il figlio devono mandarlo in America a studiare, non alla Statale. Hanno un altro ordine di grandezza, i loro “problemi”. Se vi hanno fatto fuori non è per colpa vostra o loro, è semplicemente nella normalità delle cose. Loro hanno il capitale, messo a disposizione da loro e mantenuto, aumentato o diminuito dal vostro lavoro. Voi avete il lavoro, fornito da loro. Ci sono anche datori di lavoro che si sono ritrovati loro malgrado ad essere imprenditori. Hanno magari ereditato dal padre l’attività e non hanno saputo amministrarla. Ci sono mille ragioni per cui un’azienda può decidere di ridurre il personale o chiudere definitivamente. Ma ciò che conta, come dice la tartaruga di Kung Fu Panda è il presente. Niente di ciò che è stato deve preoccuparvi: ormai è passato. Il futuro d’altro canto è incerto, è inutile preoccuparsene. Ciò che conta è dove siete ORA, è chi o cosa scegliete di essere in questo momento.
Cosa potete fare ORA?
Guardatevi questo video. E’ un pezzo del cartone Kung Fu Panda. Vi sembra un insulto che vi faccia vedere un cartone? Cercate di andare oltre ai luoghi comuni, guardate questo video prima di continuare a leggere.
Se avete compreso il significato di ciò che dice la Tartaruga allora siete degni di continuare a leggere.
Pensate un attimo a cosa vi piacerebbe fare nella vita. Attenzione: avete 50 anni, non 20. Non pensate a cretinate del tipo “vivere in un’isola jamaicana con una 22 enne”. Sapete com’è la vita là fuori, i vostri “sogni” da 50 enne sono i nostri “progetti” da 30 enne. Siate concreti. Diciamo che a 50 anni il vostro sogno potrebbe essere fare un lavoro non troppo faticoso, dove le vostre capacità e la vostra serietà vengano premiate (o quantomeno ritenute un valore) e dove siano queste qualità a darvi il lavoro, e non la capacità di mettersi in bella vista presso i superiori. Un lavoro dove non dovete dormire fuori casa 4 giorni su 7, se non per guadagnare belle cifre e avere tutto spesato.
Bene, scordatevi di trovarlo perché non esiste. Ho conosciuto dirigenti, operai, facchini, magazzinieri, architetti, ingegneri, segretarie, camionisti, evasori, carabinieri, mobilieri, fabbri, e quasi ogni tipo di lavoratori (mi mancano le escort e i politici). Tutti si lamentano del proprio lavoro. Chi è in proprio si lamenta delle tasse, dell’Agenzia delle Entrate, dell’INPS, dei clienti che non pagano, dei fornitori che non concedono pagamenti, dei dipendenti che costano, dell’ASL che viene a fare le multe e non va dagli abusivi, etc etc. Chi lavora come dipendente si lamenta del capo che non capisce niente, del collega che non lavora, dello stipendio che per quello che fa è una presa in giro, etc etc.
Allora dov’è la soluzione? Dunque, avete capito che “trovare un lavoro”, quindi farsi assumere, specie a 50 anni, è praticamente impossibile, a meno che non avete dei contatti. Ma se aveste avuto dei contatti non sareste qui a leggere queste pagine. Ok, allora l’unica altenativa è quella di “costruirsi un lavoro”, che non per forza significa mettersi in proprio, aprire una partita iva, e infilarsi in tutte le beghe amministrative. Non nell’immediato quanto meno. Significa diventare persone che fanno delle proprie competenze uno strumento al servizio delle altre persone, della società.
Questa è la parte più difficile della maratona, la strada si impenna, voi avete ancora il ginocchio che vi brucia e siete a poco più di metà strada. L’ultimo rifornimento di acqua era 2 km fa, il prossimo non si sa. Però lì in mezzo al pubblico che vi segue, spunta un braccio che tiene una borraccia. Sono io. Bisogna vedere se vi sto dando una borraccia piena d’acqua o una vuota. A voi il giudizio.
a presto