1 – non mentire

premessa: tutto ciò che scrivo è basato unicamente sulla mia esperienza, vissuta in prima persona soprattutto, ed in terza persona parlando con le persone, con gli amici che hanno vissuto esperienze molto simili alla mia, con persone della vostra età che hanno vissuto o stanno purtroppo vivendo tutt’ora questa difficile fase della vita.

Non posseggo la verità assoluta, cercate voi di prendere spunto dai miei articoli, per quanto deliranti potranno sembrare a volte, per trovare la vostra strada.

Iniziamo.

Caro 50 enne disoccupato, se ti fidi di me che ho l’età di tuo figlio (più o meno), allora fidati anche di tuo figlio. Ti sembra un’ovvietà ma tantissimi genitori tendono a vedere il figlio sempre come il piccolo bambino indifeso a cui non va detto mai niente di come vanno le cose e a cui bisogna dipingere sempre una realtà dove i genitori pensano a tutto e lui deve solo pensare a studiare, che l’importante è farsi un titolo di studio.

Bene, una delle cose che più rimprovero ai miei genitori (persone delle quali nutro una stima infinita) è stata quella di non averci messo sufficientemente al corrente della situazione, di averci sempre detto “il vostro lavoro è studiare, al resto pensiamo noi”.

Certo, è stupido criticare un genitore con il punto di vista di un figlio, ma da uomo a uomo avrei voluto sentirmi dire “caro figlio / cari figli, le cose stanno in questo modo: c’è il rischio che da qui a “X” mesi non riusciamo più a pagare bollette, mutuo, retta universitaria, etc…, serve il vostro aiuto per tamponare”. La famiglia è il luogo dove tutti i componenti possono e devono essere se stessi, dove possono sfogarsi delle proprie ansie e dove possono trovare il conforto degli altri componenti. Non esiste un luogo più adatto.

Sicuramente è difficile dire ad un figlio che sta studiando per gli esami di maturità o per gli esami all’università di mettere un attimo da parte tutto per dare una mano, però l’altro rischio è quello di dover fargli interrompere bruscamente gli studi per mancanza di fondi. So benissimo che quando si hanno 50 anni i figli mediamente stanno finendo le superiori o stanno entrando in università, cercano di farsi una vita propria e stanno sempre meno tempo in casa. Però la responsabilizzazione dei figli in questi casi può diventare un fattore di crescita per il figlio stesso, migliore di qualsiasi master post universitario.
Senza contare che vostro figlio, che vive la vita da un’altra prospettiva, potrebbe addirittura stupirvi con delle idee che a voi mai sarebbero venute in mente. Non siete dei visionari come Steve Jobs, non plasmate il futuro, quindi siate ricettivi il più possibile verso le idee che possono suggerirvi i vostri stessi figli, senza pregiudizi.

Per tutti questi motivi il mio primo consiglio è di NON MENTIRE, in primo luogo a voi stessi. Poi alla vostra famiglia, ai vostri parenti ed ai vostri amici. Non abbiate paura di confidare le vostre ansie, non chiudetevi dentro ad un’ostentata sicurezza. E’ solo parlando con gli altri che si riesce a scaricare il proprio peso, e con più persone ne parlate più il peso si fraziona.

Pensateci: quante persone che hanno perso parenti, amici, figli, creano associazioni noprofit in memoria di queste persone? Perché comunicare con gli altri e condividere i propri problemi ci aiuta a superarli.

Siate opensource, siate 2.0. Siate dei blogger viventi di voi stessi. (se questa frase non l’avete capita bene non vi preoccupate, sto preparando un glossario da 20 enne da sfoggiare al prossimo colloquio…)

vi lascio con questo video, godetevelo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *